Martin Scorsese: Hugo Cabret

Hugo Cabret è un film tratto dal romanzo-graphic novel “La straordinaria invenzione di Hugo Cabret” di Brian Selznick. Hugo Cabret è un film per ragazzi. Hugo Cabret è un film didattico. Hugo Cabret è pura nostalgia. Hugo Cabret: l’ospizio del cinema.

Monsters: Gareth Edwards

In attesa dei megapubblicizzati film fantascientifici di settembre (i vari Super 8 e L’alba del pianeta delle scimmie), che ci tempestavano con teaser, spot, trailer e così via, era ovvio che un capolavoro (non ci sono altri termini) come Monsters passasse inosservato.

David Fincher: Millenium-Uomini Che Odiano Le Donne

Ancora Millenium. Puro e semplice interesse a cavalcare, finchè si può, il fenomeno letterario del decennio? Forse sì. Uomini che odiano le donne è il remake americano tratto dal primo libro della serie Millenium di Stieg Larsson.

Steve Mcqueen: Shame

Che cosa dire di nuovo su questo film su cui sembra si sia detto tutto, e che ha diviso così nettamente la critica? Dal primo impatto avuto alla sua presentazione a Venezia, ci si è sbizzarriti sul divieto ai minori, sulle frequenti ed esplicite scene di sesso, sulla “vergogna” in definitivo, cui sistematicamente costringe lo spettatore. La mia posizione è vicina a chi lo definisce un film eccezionale.

L’arte di vincere – Moneyball: Bennett Miller

Finalmente è uscito al cinema, il filmone hollywoodiano dei buoni sentimenti: L’arte di vincere. Tutto scorre alla perfezione: c’è Brad Pitt, il baseball, la “complessa” psicologia del personaggio, il “vivere per vincere”, la storia vera. Cosa manca? Ah sì: è candidato agli Oscar. Un buon hollywoodofilo, non può non essere contento.

Tomas Alfredson: La Talpa

“Sono orgoglioso di aver consegnato ad Alfredson il mio materiale, ma ciò che ne ha realizzato è meravigliosamente suo” (john Le Carrè)

Bela Tarr: Il Cavallo Di Torino

Se pensavate che Von Trier avesse toccato il fondo con il pessimismo cosmico di Melancholia, si vede che non avete ancora visto A Torinói ló di Bela Tarr. Se avete trovato un film come Faust un pò noioso (avevate torto, in ogni caso), beccatevi questi 149 minuti di immobilità siderale. No, veramente: lasciate perdere.

Aleksandr Sokurov: Faust

A dispetto di molti che hanno denunciato l’eccessiva pesantezza e lentezza del film, non ho staccato lo sguardo per un secondo dallo schermo. Sulla prima cosa non ho obiezioni: non è un filmetto. Sulla seconda sono in disaccordo: Faust è un maelstrom che risucchia lo spettatore, non ha cadute di tono, cattura la mente.