Joe Wright: Hanna

JOE WRIGHT

Hanna

(Usa/Uk/Ger 2011, 111 min., col., thriller)

Una ragazzina (Saoirse Ronan) allevata nella landa finlandese da un ex-agente della CIA (Eric Bana) viene a trovarsi bruscamente a contatto con la società civile, tra il Marocco e la Germania, inseguita da una spietata cacciatrice (Cate Blanchett) per misteriose ragioni. Oltre ad avere un innocente visetto da cerbiatta, la suddetta ragazzina possiede infatti un’innata abilità nell’eliminazione fisica: la vediamo nei primi secondi (i migliori) stendere un’alce con arco e freccia (con accattivante escalamazione: Ti ho mancato il cuore!) per poi estrarne gli organi interni.

Dopo lo straordinario Espiazione e il meno ispirato Il Solista, il giovane regista britannico Joe Wright torna in Europa da LA firmando un thriller originale e interessante seppur imperfetto sotto molti aspetti, su tutti uno script che potrebbe essere stato realizzato in mezzo pomeriggio. Si perdona però a Wright una sceneggiatura tendenzialmente mediocre, visto lo spettacolo che ci viene offerto: forte di una impronta visiva eccezionale, oltre che da una colonna sonora firmata Chemical Brothers (montata ad arte come non mai), Hanna è un’opera rilevante e sui generis sotto molti aspetti.

Innanzitutto, la focalizzazione sulle sensazioni della protagonista, vero succo del film, per cui le vicende della ragazza sono più rilevanti della vicenda in generale (scontata e prevedibile); la scoperta del mondo “civile” nei suoi pregi e difetti, come una Hansel sperduta nella foresta, contesa tra buoni (la famiglia che l’accoglie) e cattivi (la strega Blanchett). L’action movie classico qui diventa simbolico, mentre l’evoluzione si fa sempre più spiccatamente favolistica; il film finisce non a caso in un parco giochi (e qui sta la metamorfosi, nel cambiamento geografico dalla base della Cia al Luna Park).

Le donne dominano questa pellicola dall’inizio alla fine. Bana è un personaggio di contorno, mentre la Blanchett è un vero mostro di crudeltà, eccezionale come sempre. Saoirse Ronan aveva convinto già in Espiazione e torna a ribadire la sua bravura (specie su tante altre “promesse” o presunte tali); Wright si conferma il regista dell’equilibrio chimico tra forma e sostanza: montaggio espressivo, carrellate laterali, inquadrature a piombo, e un piano sequenza (marchio di fabbrica del regista) d’azione (circa 3 minuti) che vede un pedinamento e una lotta corpo a corpo nella untergrundbahn berlinese. Da pelle d’oca.

Hanna passa in sordina nei nostri cinema nonostante la commerciabilità che lo contraddistingue: non mancano azione, sentimenti, velocità, appeal. Manca solo il buon gusto del (nostro?) pubblico. “Kung Fu Panda” e “Box Office 3D”: über alles.

Stefano Uboldi