Una vita difficile

Una vita difficile

(Italia 1961, 118 min., B/N, commedia)

Durante la guerra, il giornalista Silvio Magnozzi (Alberto Sordi), di origini romane, è partigiano a Como. Qui incontra quella che sarà la sua futura moglie: Elena Pavinato (Lea Massari). Dopo essersi sposati e trasferiti a Roma, i due, a causa delle ristrettezze economiche, conducono una “vita difficile”. Silvio, nonostante tutto, è felice perchè possiede degli ideali saldi su cui fondare la propria esistenza; sua moglie, invece, vorrebbe che la condizione familiare cambiasse, anche per dare un futuro al figlio Paolo, nel frattempo venuto alla luce. Questa divergenza è irrecuperabile e porta alla loro separazione. Nonostante ciò, Silvio è ancora innamorato di Elena e, pur di riconquistarla, è disposto a tradire i suoi ideali e a lavorare come servitore per un commendatore (Claudio Gora) senza scrupoli, pur di guadagnare qualche lira in più. Dopo l’ennesima umiliazione subita dal suo superiore, e per di più di fronte a sua moglie, Silvio decide: meglio vivere una “vita difficile” con i propri ideali – con il consenso finale di Elena – che una vita di ipocrisie.

Manifesto assoluto della “commedia all’italiana” (qualche “frettolosità” narrativa toglie a questa pellicola il massimo dei voti), Una vita difficile di Dino Risi, tratteggia vent’anni della storia d’Italia (notevole la sceneggiatura di Rodolfo Sonego) – dalla resistenza al boom economico – grazie alle semplici vicende di una famiglia. Proprio questo ultimo punto, delinea la caratteristica principale della “commedia all’italiana”: lasciare emergere il “pubblico” (la storia italiana) per mezzo del “privato” (il racconto della famiglia Magnozzi).

Nota di merito a tutti gli interpreti, ma soprattutto ad Alberto Sordi. Egli riesce a caratterizzare il suo personaggio in maniera impeccabile, sfruttando tutte le scene possibili di comicità (la cena dai monarchici durante la proclamazione dell’Italia repubblicana, la bocciatura all’esame universitario o, ancora, i suoi sputi alle macchine sul lungo mare di Viareggio).

Mattia Giannone