Migliori Film: 2016. La classifica di Stefano
Fine anno, tempo di bilanci. Prendo atto di aver visto pochi film e di aver scritto di essi ancora meno. La verità non è solo che viene a mancare il tempo per scrivere, svolgendo un lavoro che mi assorbe sempre di più di anno in anno, ma che trovo veramente difficile scrivere di tutti i film che vedo: della maggior parte dispongo solo di poche osservazioni che non basterebbero a giustificare una recensione che valga la pena di leggere; capita, altrimenti, di vedere film estremamente affascinanti e significativi e pregnanti di contenuti, nei confronti dei quali però non mi sento all’altezza, forse perchè non li ho afferrati appieno, come l’ultimo Malick o Spira Mirabilis.
Per indisposizione mia e non certo per l’anno cinematografico, che è stato ricchissimo, sono state poche le pellicole dalle quali ho provato a condensare riflessioni tra le righe di questo sito. Ecco, uno di questi film, che non compare in questa lista in quanto mai uscito (nè mai uscirà) nelle sale italiane, è anche quello che per me è stato la visione migliore dell’anno: Dawson City / Frozen Time di Bill Morrison.
10
Carol (UK/USA)
“È come quando ti stai innamorando: non ritrovi le cose che vorresti conservare di più nella tua memoria, perché sei distratto da qualcos’altro. Così credo che il processo sia stato concentrare l’attenzione su piccoli dettagli, che a volte magari ti fanno guardare da un’altra parte in situazioni cruciali.” (Todd Haynes)
9
1981 Indagine a New York (USA)
“Quel che provo a fare è giocare con l’identità: chi pensi di essere in opposizione con chi sei davvero. Trovo la mia stessa vita in qualche modo ipocrita. Penso di vivere la mia vita seguendo un codice etico e ideale, quando quello che ho fatto davvero stamattina, è stato guidare una grossa auto e fare tutta una serie di cose sulle quali non sarei d’accordo per principio.” (Jeffrey C. Chandor)
8
Ma Loute (Francia)
“La dimensione comica è semplicemente un grado diverso del dramma, basta spostare di poco l’azione.” (Bruno Dumont)
7
Spira Mirabilis (Italia)
“Per noi il pensiero del pubblico è fondamentale. Così fondamentale che più che al pubblico noi crediamo nelle persone. Crediamo nelle persone pensanti, nelle persone che hanno uno sguardo critico sulla realtà, e che non credono che il cinema sia un prodotto da confezionare e da vendere per compiacere gli spettatori.” (Massimo D’Anolfi)
6
El Club (Cile)
“Io credo che tutto il cinema sia politico, non mi interessa trasmettere messaggi, sarebbe come insultare l’intelligenza degli spettatori. I miei personaggi sono inseriti in contesti politici, ma non ne sono consapevoli. Quando un film arriva come un pugno nello stomaco allora è davvero politico.” (Pablo Larrain)
5
The Neon Demon (Francia/USA/Danimarca)
“L’arte non è sul bene o sul male. Quei tempi sono finiti. Il film è un esperienza, la creatività non può prescindere dalla reazione, che è l’essenza di un’esperienza.” (il guru NWR™)
4
Il figlio di Saul (Ungheria)
“Quando si vuole mostrare troppo, si finisce con mostrare molto meno, secondo me. Ma in questo film, se si mostrava troppo poco era un problema, perché si sarebbe semplificato l’orrore e non si può semplificare l’orrore. Quindi la strategia è stata quella di estrapolare pochissimi elementi per lo spettatore, in modo da stimolare fortemente la sua immaginazione.” (Laszlo Nemes)
3
The Assassin (Taiwan, Cina)
“Non mi sono mai importate molto le spiegazioni, soprattutto quelle psicologiche. Se un film è un fiume, o un torrente, per la precisione, mi interessano di più il suo corso, la sua velocità, le sue deviazioni, i suoi mulinelli e i suoi gorghi, piuttosto che la sua sorgente o il punto in cui sfocia nel mare.” (Hou Hsiao-Hsien)
2
Neruda (Cile)
“Il mio è un anti-biopic, non un film su Neruda, ma sul suo cosmo. Su noi che abbiamo fatto il film dopo aver assorbito la sua vita e la sua opera. Neruda è un cocktail di sogni, un cuscino su cui poggi la testa e chiudi gli occhi. È capace di descriverti prima ancora che tu sia nato.” (Pablo Larrain)
1
Le mille e una notte (Portogallo)
“Quando faccio un film, quello che cerco di fare è perdere un po’ il controllo. Penso che i film siano meno vivi se li si controlla troppo. Credo che si debba partire da un’altra posizione: per fare il proprio film bisogna cercare di negoziare, con le cose e con le persone, e penso che vada fatto in diretta. Non vedo altro approccio possibile. Il mio, quindi, è quello di perdere un po’ il controllo e poi cercare di riconquistarlo.” (Miguel Gomes)
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Stefano