72 Mostra del Cinema di Venezia – 7 Settembre

CONCORSO – Amos Gitai: Rabin, The Last Day (Israele)

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Insieme a Sokurov, quello di Gitai è il film più grande del concorso. Un’opera immensa e seducente, l’unica di questa Mostra che riesce nel miracolo di essere allo stesso tempo complessa e (perfettamente) compiuta. Dopo il titanico Ana Arabia di alcuni anni fa, interamente girato in piano sequenza, e il magnifico, contemplativo Tsili dell’anni scorso, quest’anno il regista israeliano porta al Lido un’opera completamente differente, che declina nuove, articolate forme e intrecci al genere d’inchiesta socio/politica. L’indagine sull’omicidio del Primo Ministro Rabin nel 1995 è un occasione per parlare di un paese in costante tensione tra democrazia e violenza, tra la spinta laica e ambizione di pace (per la quale si è sacrificato il premier israeliano) e l’integralismo religioso (promosso da rabbini fondamentalisti ultra-sionisti) stretto con forti legami al Likud della destra nazionalista conservatrice. Il materiale d’archivio risalente all’epoca dei fatti viene rivisitato e ri-modellato come creta. Questo materiale viene poi integrato, con raccordi da pelle d’oca, alle scene girate dal regista: si forma una continuità spontanea per cui, a un certo punto, i due materiali non sono più distinguibili. La scena della rimozione forzata di un campo di coloni è, possiamo dirlo, puro manuale di cinema. Gitai espone i fatti senza mai avanzare conclusioni affrettate: è un cinema essenziale ma problematico. Strepitoso.

 

FUORI CONCORSO – Claudio Caligari: Non Essere Cattivo (Italia)

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Commovente e sincero, l’ultimo film di Caligari rimane il testamento prezioso di un regista audace. Sullo sfondo di Ostia negli anni ’90, si svolge la vita di una coppia di amici tossicodipendenti. Pur avendo una tematica forte, non c’è la minima traccia di compiacimento o pesantezza: Caligari è riuscito a dare a tutto un tocco leggero, con una semplicità disarmante, e un amore sconfinato per i suoi perdenti. Ci sono scene di una commozione unica. In assoluto, questo non può che essere il “film del cuore” veneziano, un film da consigliare veramente a tutti (esce nelle sale proprio oggi, 8 Settembre).

 

ORIZZONTI – Vahid Jalilvand: Wednesday, May 9 (Iran)

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Un’altra perla del cinema iraniano. Un uomo di mezza età fa un annuncio nel quale dice di offrire una cifra ingente alla persona più bisognosa: questo congestionerà il traffico di Tehran, e aprirà lo spiraglio per le storie di due donne. Il film è fortemente legato al classico melodramma, ma con un’eleganza non comune. Come per Farhadi, quello di Jalivand è un cinema che pone interrogativi morali fornendo più prospettive. E’ inoltre un film che, con storie molto particolari al suo interno (cioè quelle delle due donne) traccia un piccolo e suggestivo quadro sulla condizione femminile iraniana. Un film sobrio e senza troppe pretese che funziona egregiamente: dopo la proiezione c’è infatti stata una standing ovation come mai finora abbiamo visto quest’anno al Lido.

Stefano