Black Movie 2015: quarto e quinto giorno

DE PURO AIRE (C. H. Vazquez, Mex. 2014, 80 min.)

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Il documentario di Vazquez sorprende positivamente per la sua spontaneità e semplicità. Gabriel Apenas vive per strada e vende palloncini. Il resto della famiglia vive in una casa e contribuisce attivamente all’attività dell’uomo. Gabriel ha problemi con l’alcol e vive fuori casa proprio per questo motivo. Nonostante gli ottimi legami con la famiglia, ogni tentativo di riavvicinamento alla dimora fallisce inesorabilmente. La macchina da presa di Vazquez subentra nell’intimità di Gabriel e della sua famiglia. La domanda è quella storica della storia del documentario: fino a che punto la macchina è oggettivamente ininfluente in ciò che guardiamo? Il fatto che dopo venticinque anni Gabriel Apenas torna a casa per la cena di natale è spontanea o motivata dalla presenza del regista? La risposta di Vazquez è la seguente: il documentario può e modifica ciò che riprende; il signor Apenas è stato stimolato a compiere un gesto che da venticinque anni non faceva perché non osava farlo.

 

HARD TO BE A GOD (A. German, Rus. 2013, 170 min.)

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Il film più potente visto per ora a questo Black Movie 2015 è senza ombra di dubbio Hard To Be A God. Tratto da un romanzo dei fratelli Strugarski (gli stessi, per intenderci, di Picnic sul ciglio della strada, da cui Tarkovskij trasse Stalker), la pellicole segue le vicende eroiche di Don Rumata, in questo pianeta semi-terrestre fermo al medioevo, unico essere veramente umano. Che dire in poche righe? Si è incollati alla sedia, disgustati dalla sporcizia e dal fango che invadono l’occhio dello spettatore, in attesa di ascoltare le frasi di Don Rumata, muovendo la testa cercando di evitare mani, oggetti, corpi e sguardi che rompono la quarta parete. Vicino a Sokurov, vicino a Tarkovskij, ma unico nel suo genere. Una bomba dai numerosi simboli, da ampliare senz’altro: lo faremo!

MG