L’esplosivo piano di Bazil

Bazil (Dany Boon) ha perso il padre per lo scoppio di una mina e ha una pallottola in testa ricevuta accidentalmente dopo uno scontro a fuoco fuori dal suo negozio. Le armi non sono il suo forte. Ritrovatosi in strada, viene accolto da un gruppo di emarginati sociali che riutilizzano tutto ciò che viene catalogato come spazzatura dalla popolazione.

Danny Boyle: 127 Ore

Danny Boyle o si ama o si odia. Delle sue opere passate, ci si accorge che ottiene sempre critiche O buone O pessime, quasi mai vie di mezzo.

Black Swan – Il Cigno Nero

Una compagnia di balletto newyorchese sta allestendo Il lago dei cigni sotto la direzione artistica di Thomas Leroy (Vincent Cassel). A interpretare il ruolo della regina dei cigni e del Cigno Nero è Nina (Natalie Portman), la quale dovrà affrontare sia la concorrenza di Lily (Mila Kunis) sia il suo inconscio, per oter esprimere nel migliore dei modi la difficile parte del Cigno Nero.

True Grit – Il Grinta

Mattie Ross (Hailee Steinfeld) è una ragazza determinata. Dopo che suo padre è stato ucciso da Tom Chaney (Josh Brolin), decide di vendicare la sua morte ingaggiando Reuben J. ‘Rooster’ Cogburn (Jeff Bridges), sceriffo federale ubriacone, antipatico e dal fare scortese. Il suo compito è catturare il bandito e portarlo di fronte alla legge. Mattie, Rooster e il Texas Ranger LaBoeuf (Matt Demon) – anch’egli da tempo sulle tracce di Tom Chaney – partono alla ricercha del bandito: la “caccia al procione” è aperta.

Martin Scorsese: Boardwalk Empire

Il nostro blog cinefilo si occupa principalmente di lungometraggi. Se però un regista come Martin Scorsese produce e dirige (l’episodio pilota almeno) di un serial televisivo, con un’attore protagonista del calibro di Steve Buscemi, direi che si può fare un’eccezione. Parlo di “Boardwalk Empire”, appena giunto in Italia dagli Stati Uniti.

Clint Eastwood: Hereafter

Hereafter comincia con una sequenza grandiosa ma essenziale: la rappresentazione dello tsunami del 2004, che sembra uscita da un film di Spielberg, peraltro qui in veste di produttore. Non si tratta però di una concessione facile al cinema degli effetti speciali, anche perchè è l’unica scena spettacolare in più di due ore. Hereafter, infatti, è un film domestico, girato soprattutto in interni, lento e riflessivo.

Non è un paese per vecchi

Llewelyn Moss (Josh Brolin) è a caccia nel deserto texano vicino al confine con il Messico quando s’imbatte in ciò che rimane di un regolamento di conti fra narcotrafficanti: cadaveri umani, cani morti e una valigia piena di soldi. Moss è un uomo semplice e vuole una vita migliore per sé e per sua moglie (Kelly Macdonald), per questo decide di portarsi a casa il denaro. Scelta sbagliata.

Mister Hula Hoop

Scalata, caduta e ripresa finanziara dell’industria Hudsucker. Così si può riassumere questa pellicola poco apprezzata dei fratelli Coen.

Kill Me Please

Il dottor Kruger (Aurélien Recoing) gestisce una clinica che assiste degli aspiranti suicidi. Lo scopo della struttura è accompagnare le persone fino alla fine, senza però spingerli nella scelta e sperando sempre che possano cambiare idea. I pazienti sono molto variegati: un uomo che ha “perso” sua moglie a poker (Bouli Lanners), un regista in crisi (Benoit Pooelvoorde), un maniaco sessuale, un patito del Vietnam, una ex cantante d’opera e così via.

Il discorso del re

Siamo nel Regno Unito, durante gli anni che precedeno lo scoppio della seconda guerra mondiale. Il duca di York (Colin Firth), figlio di re Giorgio V, è un signore timido e riservato che soffre di balbuzia fin dalla più tenera età. Spinto da sua moglie Elisabetta (Helena Bonham Carter) decide di frequentare i corsi del logopedista Lionel Logue (Geoffrey Rush). Alla morte di re Giorgio V e all’abdicazione di re Edoardo VIII, il duca di York diviene inaspettatamente re Giorgio VI. Grazie all’aiuto dell’amico Lionel, il re riuscirà a governare superando i suoi problemi di balbuzia negli anni più difficili della storia del novecento.