Manuel von Stürler: Hiver Nomade
Hiver Nomade
(Svizzera 2012, 90 min., col., documentario)
è la perdita del rapporto arcano con la natura. Cosa ci fanno due pastori, ottocento pecore, tre asini e quattro cani in un campo con, come sfondo, l’autostrada? Niente. Ma chi dei due, pastore o autostrada, è davvero fuori tempo massimo? Facile rispondere, ma più difficile è motivare le risposte: esse si trovano nella cinematografia di Peter Weir, di Werner Herzog e nel pensiero del filosofo Ludwig Klages. Ma al bando i voli pindarici e si ritorni al documentario di von Strüler. Lo svizzero, per mostrare il rapporto fra natura e artificio, mette sul tavolo una carta strana, nuova e, forse (ahimé) vincente: l’ironia. Il suo documentario ha aperto la bocca del pubblico e ha permesso l’uscita di fragorose risate, non le mie (ho al massimo sorriso). Quale materiale ha suscitato l’ilarità degli spettatori: il fuori luogo. Infatti, è fuori luogo, fuori dall’abitudine consolidata, accostare l’immagine del pastore ricoperto di pelli ovine a quello dell’autostrada. L’accostamento bislacco suscita la risata del pubblico. Il motivo di tale divertissement sorge dal fatto che ciò che si è visto è reale. Per davvero Pascal e Carole devono “passare di lì”, per pascolare le bestie: non è finzione.
Se però il documentario è un genere cinematografico che mostra la realtà, esso la mostra dal punto di vista del regista. Von Strüler richiama l’attenzione del pubblico su qualcosa che sta scomparendo attraverso la risata. Deplorevole? Assolutamente no, anzi: chapeau! Mi spiace, ma questo è un giudizio personalissimo, che si debba fare dell’ironia per attirare attenzione su un tema a me caro come il rapporto fra uomo e natura. Ma tant’è e il regista non esita, in sede di montaggio, a scegliere quei momenti in cui Pascal, uomo un po’ burbero, e Carole incontrano persone un po’ spaesate di fronte al gregge o che ignorano l’esistenza della transumanza e dei pastori nomadi, solo per scatenare il riso e, di conseguenza, l’attenzione del pubblico. Il documentario mostra certamente la realtà, ma quella che vuole il regista.