Peter Brosens e Jessica Woodworth: La quinta stagione

In un’intervista del giornalista Ian Mundell, il belga Peter Brosens e la statunitense Jessica Woodworth, sollecitati a parlare delle loro influenze cinematografiche, ricordano numerosi registi. L’intervista termina richiamandone uno in particolare e viene ricordata, per bocca di Brosens, una sua citazione: “C’è questa formidabile frase di Werner Herzog: ‘Cosa abbiamo fatto ai nostri paesaggi? Abbiamo imbarazzato i nostri paesaggi!’” (T.d.a).

Manuel von Stürler: Hiver Nomade

“Affacciarsi alla finestra e osservare, in un campo, dei pastori insieme alle loro pecore. Sono andato da loro è ho scoperto un mondo nomade a me sconosciuto. Sono rimasto affascinato e ho deciso di seguirli. L’inverno successivo ero lì con la mia troupe”.

Francois Ozon: Jeune et Jolie

Se Nella Casa è il film che non ti aspetti da Ozon, Jeune et Jolie è quello che dovrebbe condensare con maggiore nitidezza quello che il regista ha provato ad esprimere in passato: “Ciò che mi interessa è come la società avvalli l’alterità, o come al contrario, la rigetti”. Pur convincendoci ancora però, Ozon non aggiunge niente a quel che ha già detto finora.

Terrence Malick: To The Wonder

Da fedele ammiratore del grande cineasta non avrei mai pensato di dirlo, ma è così: Terrence Malick è riuscito a deludermi. E pensare che i presupposti della delusione c’erano da tempo. Innanzitutto, il ritorno fulmineo del regista a meno di due anni da Tree Of Life, cosa anomala per un cineasta filosofo, abituato a tempi lunghissimi, ad anni e anni di riflessione, alla ricerca del sublime in ogni singola inquadratura, a post-produzioni infinite, insomma alla cura di ogni singolo aspetto.

James Gray: The Immigrant

Divento pericolosamente parziale quando parlo di James Gray. Per alcuni è uno dei più brillanti autori americani, per altri un mestierante che ha poco da dire; alcuni scrivono che realizza capolavori di espressività inarrivabile, altri affermano che è un convenzionale regista di melò

Asghar Farhadi: Il Passato

Con Una Separazione e ancor prima con A Proposito di Elly ci eravamo parzialmente accorti della propensione di Farhadi alla sceneggiatura, che il regista iraniano utilizza come mezzo, anticipando la macchina da presa, per condurre il suo personale discorso sul confronto, la relatività e l’importanza dei differenti punti di vista.