Hollywood Ending

Hollywood Ending

(Usa 2002, 112 min., commedia)

Un regista ormai alla frutta, Vil Waxman (Woody Allen), riceve un nuovo incarico per un film niente meno che dalla sua ex moglie (Téa Leoni ) e dal produttore (Treat Williams) che esce con lei.

Nonostante l’iniziale scetticismo – l’idea di lavorare con la sua ex moglie e con l’uomo che ora frequenta non lo aggrada – accetta l’incarico.

Non appena iniziano i lavori, Vil viene colpito da una forma di cecità isterica di natura psicosomatica. La catastrofe per un regista! Insieme con il suo agente, decidono comunque di tentare l’impresa. Nessuno sembra accorgersi di nulla, o meglio: quasi nessuno…

Forse il più autobiografico dei film di Woody Allen o forse no (stando alle sue affermazioni, infatti, tutti i suoi personaggi sono un po’ Woody Allen), ma ad ogni modo pieno di riferimenti alla sua carriera. Un po’ troppi forse, tanto che il film ne risente. Lo sviluppo dell’azione è spesso tirato per i capelli e la sceneggiatura è un po’ “sfilacciata”. Anche le battute non hanno il ruolo preminente che in altre pellicole avevano, risultanto perle della comicità straniere nella storia. Sebbene abbiano questo difetto, risultano perle, appunto, della cinematografia alleniana: da “Sarei pronto a uccidere per questo lavoro, ma quelli che vorrei uccidere sono quelli che mi offrono il lavoro” a “Vi ho mai detto il mio parere sulla masturbazione? Ecco, per me la cosa più carina della masturbazione è il dopo, cioè le coccole”; così come “Il sesso è meglio delle chiacchiere. Le chiacchiere le devi sopportare per arrivare al sesso” oppure “Davvero è venuto in aereo, be’ certo è il modo migliore di volare”. Beh insomma, ce n’è per tutti.

Il modo migliore per essere autobiografico è di esserlo il meno possibile, ed è ciò che Woody Allen ogni anno compie.

Mattia Giannone