Noi credevamo
Noi credevamo
(Noi credevamo, Italia 2010, 170 min., col., drammatico)
Siamo nel 1828. Nel Sud d’Italia vi è l’oppressione borbonica ad ogni forma di opposizione al potere. Tre ragazzi, decidono di affiliarsi alla Giovane Italia di Giuseppe Mazzini (Toni Servillo). Le vite di Domenico (Luigi Lo Cascio), Angelo (Valerio Binasco) e Salvatore (Luigi Pisani) sono segnate.
In quattro tappe, si raccontano gli ideali, le passioni come anche i momenti di sconforto, paura e panico di questi giovani futuri italiani, presi da quell’agglomerato di culture, di parlate e di custumi che a breve saranno etichettate sotto il nome di Italia. I tre, allora, non sono altro che lo specchio di tutta la situazione politica, storica e sociale dell’epoca, piena di contraddizioni e radici già malate in partenza, anche se loro, come molti altri, credevano nell’Italia.
Il regista Mario Martone, raggiunge pienamente l’obiettivo che si era prefissato, così ben enunciato durante la presentazione della pellicola: suscitare emozione nello spettatore.
In effetti, prima di essere un film storico sul movimento mazziniano (e non sul Risorgimento in sé, come sottolinea lo stesso regista), è un film sulle passioni degli esseri umani durante quei quarant’anni infuocati (1830-1870), delle loro contraddizioni, dei loro ideali e dei loro errori.
Luigi Lo Cascio e Toni Servillo recitano in maniera impeccabile, brava anche Francesca Inaudi nel ruolo di Cristina di Belgiojoso. Piccola parte per Luca Barbareschi, nel ruolo di Antonio Gallenga, e per Luca Zingaretti, nel ruolo di Francesco Crispi.
Si tratta, insomma, di un film importante per l’Italia e che, senza futile retorica, ci invita a riflettere sulla sua nascita.
Mattia Giannone
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