Miguel Gomes: Tabu (analisi Paradiso)

Dal paesaggio di plastica al paesaggio vero, dalla prima alla seconda parte di Tabu, da Paradiso perduto a Paradiso. Si prosegue nel completamento del mosaico dell’opera di Gomes, pellicola della diversità, unita dal filo rosso della saudade.
La storia di Ventura è una narrazione che avvolge lo spettatore, come in un sogno o in un ricordo velato dall’onnipresente ironia (si pensi al nome dato al coccodrillo, Dandy, che non può non far ricordare Crocodile Dandy, o alla band di musicisti ai limiti dell’assurdo).

Leos Carax: Holy Motors (analisi seconda parte)

Leos Carax: Holy Motors ANALISI seconda parte Sesto personaggio: Alex vs Théo Sinossi: Monsieur Oscar si traveste da killer Alex e, senza che ci venga spiegato il motivo, uccide Théo, un lavoratore notturno avente lo stesso volto, ma non le stesse caratteristiche di Alex. Una volta ucciso, Alex lo traveste come se fosse lui a essere morto e non Théo (trucca Théo come se fosse Alex). Ma, non appena terminato, il nuovo Alex (Théo) accoltella al collo Alex, il quale riesce a trascinarsi, Continua...

Leos Carax: Holy Motors (analisi prima parte)

Un film come quello di Leos Carax, Holy Motors, richiede uno studio tale che una recensione non può esaurire. Sarà necessario proporre un’analisi approfondita, che penetri nei meandri delle immagini proposte dal cineasta francese.

Miguel Gomes: Tabu (analisi Paradiso perduto)

Il risveglio dalla narrazione gomeziana del prologo, è un ritorno al cinema. Si è su un livello meta-cinematografico. È la protagonista Pilar che, infatti, come lo spettatore, volge lo sguardo allo schermo per lasciarsi illudere dalle meraviglie cinematografiche, nonché dall’affabulante voce che narra le vicende dell’intrépido explorador. Il risveglio non è uno dei migliori: è il risveglio nella vita quotidiana, nel Paradiso perduto.

Miguel Gomes: Tabu (analisi prologo)

Tabu (analisi prologo) Come promesso, verrà proposta da I Cineuforici un'accurata analisi del capolavoro di Miguel Gomes: Tabu. L'analisi, come per Holy Motors, sarà particolarmente strutturata e verrà suddivisa in tre parti con altrettanti post. Da protocollo, si partirà dal principio, ovvero dal prologo. Prima delle parole, la visione...   Accompagnato dalla musica di un pianoforte e dai titoli di testa, il prologo inizia con un emozionante piano sull’esploratore al centro Continua...

Quentin Dupieux: Nonfilm

Se le arti non s’incontrassero, non sarebbe possible commentare il lavoro particolare di Quentin Dupieux, in arte Mr. Oizo. Nato come DJ di musica elettronica/house, Dupieux conosce il successo con il tube electro Flat Beat e con il pupazzetto giallo protagonista dell’omonimo videoclip, nonchè di una serie di pubblicità della Levi’s.

Kenneth Lonergan: Margaret

Margaret è stato girato nel 2007. La fase di post-produzione è durata quasi 5 anni ed è uscito negli Stati Uniti solo alla fine del 2011. Da noi è uscito quest’anno in chissà quali sperdute sale in chissà quanti pochi giorni. Non è difficile immaginare la ragione di tempi così lunghi.

Olivier Assayas: Après Mai (recensione in anteprima)

“Il risultato più alto che il cinema può raggiungere è mostrare le articolazioni del mondo. Pochi cineasti, oggi, vanno in questa direzione, nella direzione della complessità. Odio la semplificazione, perchè è solo una bugia”
(Olivier Assayas)

Le avventure acquatiche di Steve Zissou: Belafonte

Ri-pubblico questo post, dopo una mia attenta analisi della sequenza. Il capitano Steve Zissou (Bill Murray) presenta direttamente al pubblico il suo vecchio caccia torpediniere della 2° Guerra Mondiale comprato alla marina americana e adattato per le sue ricerche oceanografiche: la Belafonte. Da subito possiamo notare le caratteristiche estetiche care alle pellicole indie di Wes Anderson. Steve Zissou ci viene presentato frontalmente, come se fosse in posa per una foto. Quando al centro Continua...

David Lynch: Mulholland Drive. (una) ricostruzione “logica”

E’ il film in cui le idee di Lynch trovano compimento, in una forma definitiva e classica dalla sintesi di un vasto discorso fatto di divagazioni cinematografiche, surrealismo, meditazione trascendentale, psicoanalisi e critica alla società dello spettacolo. E’ un film che fa a pezzi la convenzione fossilizzata del cinema hollywoodiano. Mulholland Drive rappresenta una specie di rivoluzione copernicana: un film che fa dell’intuizione, e non solo della deduzione, il suo più grande mezzo di coinvolgimento.