Jacques Audiard: Dheepan


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JACQUES AUDIARD

DHEEPAN

(Fr. 2015, col., 109 min., drammatico)

Uscire dal cinema e porsi parecchie domande sull’ultimo film di Jacques Audiard, vincitore della Palma d’Oro a Cannes, è alquanto lecito. Esageriamo: se non avesse vinto la competizione, Dheepan passerebbe inosservato e, forse, non sarebbe recensito da I Cineuforici.

Probabilmente è un problema di chi scrive questa recensione, ma il film di Audiard non è chiaro. Dove vuole andare a parare? Non si capisce se vuole realizzare un film estetico o un film sociale. È una visione estetica del reale o una visione del reale con una cura al sensibile? Il soggetto è evidentemente sociale, e quindi politico, ma al contempo l’autore dichiara di essere apolitico (come emerge da alcune dichiarazioni stampa). Il film è allora estetico? No, perchè vuole essere un’analisi della società francese. Allora? L’unico modo, a nostro avviso, per districare la matassa è separare i due aspetti per poi riunirli nuovamente e cercare di comprendere, forse, Dheepan.

Estetica

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Partiamo da un punto certo: l’immagine di Dheepan è magnifica. Audiard gioca magicamente con le ombre risaltando i volti dei protagonisti, immergendoli nell’incubo della banlieu. Il buio esprime, infatti, l’angoscia di Dheepan e Yalini nei confronti della notte, teatro d’atti illegali. La cura del dettaglio, va di pari passo con la colonna sonora e lo studio del colore. Il giallo, l’arancione e il rosso della protagonista risaltano splendidamente nel buio francese. Incredibile, su tutte, la sequenza amorosa fra i due capace di cogliere il desiderio sessuale di Dheepan: la cinepresa passa da oggettiva a soggettiva e segue il corpo di Yalini, che si spoglia pian piano, dirigersi verso il buio (guarda un po’) della camera da letto.

Al di là di questo, l’errore di Audiard risiede nel banalizzare il reale con l’estetica. Puntando molto sull’immagine, il regista banalizza il contesto sociale superficializzandolo. Tramite l’immagine, egli non riesce a cogliere l’essenza e la stigmatizza. Non guarda la banlieu con l’occhio dell’immagine (a parte certe sequenze notturne), ma la astrae dal suo contesto, privandola del suo contenuto sensibile.

Società

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Se fosse un film estetico, quindi, avrebbe alcuni difetti. Vediamo se cambiando il punto di vista, anche il risultato filmico muta: Dheepan è un film principalmente sociale con un’ottima fotografia. La banlieu parigina è sempre stata al centro delle pellicole del regista francese. Cosa c’è d’interessante nella periferia? Il disagio, droga, criminalità e via dicendo. Audiard contestualizza le sue storie in un mondo in difficoltà. Potrebbe essere interessante. Ecco, è proprio questo aspetto, secondo molti critici francesi, a dare fastidio. Lasciando da parte i rimandi ai problemi attuali sull’immigrazione e su quanto successo a Parigi ad inizio anno (davvero fuori luogo), la sua è un’analisi soggettiva e unilaterale del problema che non rende giustizia ad una realtà più complessa.

Dheepan è una Tigre Tamil che scappa dallo Sri Lanka, non appena la guerra finisce, con una finta moglie e una finta figlia, per richiedere asilo in Francia. Pensando di essere arrivato in paradiso, Dheepan si renderà ben presto che anche in Europa la situazione non è delle migliori: la banlieu è teatro di guerre fra clan. Visto il suo passato, la sua risposta alla situazione in cui lui e la sua pseudo-famiglia si trova, non può che essere violenta. Questa è la trama di Dheepan.

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La comparazione fra la guerra dello Sri Lanka e la violenza delle banlieux, a detta di molti (e anche noi siamo d’accordo) è fuori luogo. La conferma di quanto detto risiede nella risposta finale di Dheepan (spoiler) lasciando trapelare un messaggio alquanto bizzarro (per non usare altri aggettivi): è con la violenza che si elimina la violenza. Non è una questione di buonismo, è una questione di ancoraggio al reale. Insomma, basta sterminare una decina di spacciatori e risolvi il problema di quel gruppo d’immobili. Se realizzi un film sociale, devi analizzare la realtà. Non esiste proprio una conclusione del genere.

Torna in auge allora l’ipotesi estetica, ma anche questa tramonta definitivamente osservando l’epilogo londinese (lascio a voi il commento). Che cos’è allora Dheepan? È un film molto confuso e che non sa bene dove vuole arrivare: a bagno maria fra l’estetico e il sociale, si perde nel superficiale. Il che è un grosso errore da entrambi i punti di vista.

Mattia Giannone