Mostra del Cinema di Venezia: 1 Settembre

CONCORSO – Fatih Akin: The Cut

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Tortura infinita. Il nuovo film di Akin delude profondamente. Non scontenta rispetto alle altre pellicole ma rispetto alla prima ora e mezzo di proiezione. La prima parte è un buon film, con alcune sequenze importanti (quella dell’accampamento armeno), ma il tutto scade in una melassa drammatica nel momento in cui il protagonista decide di non lanciare sassi ai turchi sconfitti (eroe buono). Se si aggiunge quel momento terribile in cui si reca alla proiezione di Chaplin (a Barbera piacciono i film che ricordano in un modo o nell’altro il grande Charlot, si veda La rançon de la gloire in concorso) e quello in cui la sua ultima figlia (spoiler!) rivela al personaggio principale che la sorella è stata divorata dai parassiti, si capisce il peso che avrà nella storia del cinema: nullo.

Mattia

FUORI CONCORSO – Amos Gitai: Tsili

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Stile. Adattamento contemplativo del libro di Aharon Appelfeld Paesaggio con bambina. Quando il cinema è una forma d’arte, la narrazione può permettersi di sparire. Piani sequenza infiniti, raccordi epici e cinepresa perpendicolare al terreno trasportano l’intero Tsili. L’occhio di Dio è quello del regista che bombarda lo spettatore, Tsili e Marek di guerra. Non si vede la battaglia, si sente. Sganciamenti di bombe e spari; i colpi di mortaio non sono rumori ma suoni che ritmano la fruizione e i piani sequenza. Il nido di Tsili è il focolare dell’uomo che si protegge, laddove anche lo stupro non dà più fastidio. Il corpo è tutto e deve essere mosso: emblematico l’inizio con i titoli di testa. Del racconto si dice tutto nell’eterno ma fondamentale piano sequenza finale.

Mattia

FUORI CONCORSO – Lisa Cholodenko: Olive Kitteridge

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Ancora un film? No. Una mini serie tv prodotta, evidentemente, dall’HBO. Quattro puntate per un totale di quattro ore in cui sono narrati alcuni episodi della vita di Olive Kitteridge, protagonista dell’omonimo libro di Elizabeth Strout. Mattatrice assoluta della serie è Frances McDormand, vero traino della vicenda. Meglio i primi due episodi agli ultimi, quando alla storia familiare principale se ne aggiungono altre parallele. Costruita bene nel complesso, onesta nella sceneggiatura e nelle prove attoriali non la guarderemo una seconda volta, ma agli amanti del genere, nel suo complesso, la consigliamo.

Mattia