Sofia Coppola: The Bling Ring

The Bling Ring

(Usa 2013, 95 min., col., drammatico, commedia)

Fa più scalpore Emma Watson che si accarezza il labbro con la lingua in maniera provocante o il fatto che questo film sia stato sfornato da Sofia Coppola? La risposta esatta è la prima…

Marc (Israel Broussard) e un gruppo di ragazzine (fra cui Katie Chang, Emma Watson, Claire Julien) decidono per spasso, per noia e per vantarsi, di derubare le case dei mondani di Hollywood e fare la bella vita. Ben presto le loro avventure non andranno per il verso giusto.

Sofia Coppola tenta di trovare ispirazione in eventi realmente accaduti, ma la sua pellicola The Bling Ring ha il medesimo impatto di una goccia di pioggia nel Pacifico, proprio vicino alle vicende della narrazione, ossia nullo. Il suo ultimo lavoro è, insomma, sterile. Oltre alla recitazione pessima degli attori in ballo (la migliore è Kristen Dunst che appare mezzo secondo, a dir tanto), la storia è un fatto di cronaca che, al cinema, avrebbe la pretesa (o meno, sinceramente non è chiaro) di essere una critica alla società contemporanea dedita alla superficialità, all’apparenza, alla non-comunicazione dei social network e tutte le fesserie che vengono blaterate da qualche anno a questa parte. Si spera che la Coppola non avesse intenzione di trasmettere un messaggio del genere, ma che sia apparso, così per caso e fra le linee, solo dopo la post-produzione.

Forse sarò influenzato dalla recente visione di Spring Breakers, ma il confronto non può essere evitato. L’unica cosa che hanno in comune i due lavori è l’universo in cui sono inseriti, un’America superficiale e con lo sguardo su Facebook, per il resto The Bling Ring è qualche spanna inferiore. Se la pellicola di Korine utilizza questo lato della decadenza contemporanea per lanciare un messaggio estetico, frivolo e, in alcuni momenti, parodistico, quella della Coppola tenta di coprire con il velo di Maya, più che consumato, dell’apparenza e del pop, la stessa difficoltà sociale e lasciando trasparire, fra le linee, una condanna sociologica e quasi morale. Si è consapevoli che il suo intento non è quello, ma l’impressione che suscita è proprio questa. Per farla breve, Korine direbbe: “Ok, il mondo è così… cosa possiamo fare con ciò che abbiamo? Spring Breakers”. La Coppola, invece, sembra dirci “Copriamo di apparenze la società in modo da osservarla meglio. Insomma, poniamo attenzione su di essa facendo rumore attraverso un’estetica pop”. È chiaro allora, dove sta tutta la differenza. Non nell’idea di mondo che, per carità, ognuno ha il diritto di avere, ma in come questa stessa idea è espressa artisticamente in maniera efficace (perché è di cinema che si sta parlando in fondo). Korine ci riesce. Coppola? No. Forse perché prende spunto da un evento reale di per sé poco stimolante? Può darsi, ma ricordiamoci che la vicenda di Spring Breakers non è che fosse così entusiasmante in sé e per sé. Ciò che ha reso grande il film di Korine è come ha trattato esteticamente il tema della guerra fra i clan e della superficialità contemporanea.

Da rivedere anche il montaggio. A inizio film, infatti, sono proposte delle sequenze in cui alcuni protagonisti raccontano le loro vicende; quest’atteggiamento in sede di montaggio è destinato a sparire lasciando la narrazione svolgersi in maniera lineare. Peccato, poteva essere una soluzione quella di raccontare la vicenda come se si fosse in una sorta di documentario. Eppure, mannaggia a lei, qualcosa di buono c’è in The Bling Ring. Insomma, il piano sequenza in campo lungo che si avvicina lentamente in campo totale, durante il furto in una delle case, è molto molto interessante, così come i pochi momenti di silenzio. Troppo poco per emettere un giudizio positivo.

Imperdibile, in senso negativo, lo sguardo in macchina finale di Emma Watson. Deve risultare una sequenza d’antologia, ma è in realtà una sequenza d’apologia. Apologia dell’attrice o della regista? Chi vivrà, vedrà.

Mattia Giannone

  • http://www.blogger.com/profile/11347254217489974262 Stefano

    I cineuforici sanno mordere! (ma il tema sulla guerra tra i clan in spring breakers non è che ce lo veda così preponderante)

  • http://www.blogger.com/profile/00085480648521522725 Antonella Buzzi

    A me è piaciuto! è bello scoprire tante opinioni discordi :)

  • http://www.blogger.com/profile/13267355458580221545 Mattia

    E’ uno dei temi narrativi (narrativi e non filmici, il che non significa che è il più importante!) della pellicola volente o nolente. Intendo dire che il tema della lotta fra i due clan e della “superficialità” delle “vacanze di primavera” non è una tematica narrativa originale, ma il merito di Korine è di mostrarli in maniera innovativa…

  • http://www.blogger.com/profile/13267355458580221545 Mattia

    Finalmente una persona ragionevole che non attacca l’altro se ha pareri discordanti :) Grazie! Scrivendo la recensione, sapevo già d’incontrare pareri contrastanti. Sono convinto che questo film si possa odiare o amare. Sono, inoltre, ugualmente convinto che fra i suoi ammiratori ci siano delle idee cinematografiche convincenti, nonostante non riesca a condividerle.

  • http://www.blogger.com/profile/11351744656254592066 carlot

    Condivido il pensiero espresso, soprattutto il fatto che se avesse avuto la struttura di un documentario sarebbe stato più interessante.
    Trovo il tema della gioventù bruciata del XXI secolo già di per sé abbastanza noioso, ma mentre il film di Korine riesce ad avere un impatto forte sullo spettatore, quello della Coppola esaurisce l’interesse già a fine trailer.
    L’interpretazione di Emma Watson mi è piaciuta però, anche il suo tentativo di nascondere l’accento inglese mi è sembrato riuscito.
    Per quanto mi riguarda è un film dimenticabile, non perchè sia brutto, ma proprio perchè non dà spunti per essere ricordato.

  • Pingback: Paul Schrader: The Canyons | I Cineuforici()