Mostra del Cinema di Venezia: Giorno 9. Amelio, Ming Liang, Kitty Green
Gianni Amelio: L’Intrepido (Italia)
Pare che durante la proiezione per la stampa il film di Amelio si sia preso la solita ondata di fischi che i nostri critici tengono puntualmente in serbo per i film italiani (si chiama Masochismo Nazionale) . Se c’è un film che non se li è meritati è proprio L’Intrepido, che nei suoi cento e più difetti rimane un film di tutto rispetto. Antonio Albanese interpreta Antonio Pane, che di mestieri ne fa tanti: fa da rimpiazzo a coloro che si assentano temporaneamente dal lavoro. Lo vediamo quindi fare il muratore, guidare un motorino per pizze a domicilio, stirare in una lavanderia e molte altre cose, tutto con una dedizione completa e per il puro gusto di lavorare (il più delle volte non viene neppure pagato). E’quindi una figura candida, buona in maniera quasi irreale, reminiscente di Charlot, pronta a superare la tristezza e a prendersi cura degli altri, che si adatta perfettamente all’aspetto e ai comportamenti già noti di Albanese, che qui fa un lavoro superbo (anche se spesso parrebbe sotto l’effetto di tranquillanti). La delicatezza e il tono umile del racconto cozzano però con le pretese di Amelio che vorrebbe farne a tutti i costi un’opera di denuncia sociale. Senza la troppa enfasi di certe interpretazioni (specialmente quelle degli attori più giovani, eccessivi, stilizzati) e senza una sceneggiatura fondata su una successione di frasi ad effetto (“Beato chi lavora perché può scioperare” o “la fame è una brutta cosa, mentre invece l’appetito aiuta”) avrebbe avuto un impatto molto migliore, e un (seppure piccolo) successo se lo sarebbe meritato tutto.
Tsai Ming Liang: Stray Dogs (Taiwan)
Tsai Ming Liang è uno dei più grandi registi contemporanei.
Stray Dogs sarà l’ultimo film di Tsai Ming Liang. E ha tenuto il migliore in serbo per il gran finale.
Stray Dogs è il punto d’arrivo di un percorso artistico di oltre due decenni che abbatte i confini del cinema tutto.
Stray Dogs è un film immane con un finale Epico, un atto di ascesi e di sfida nei confronti dello spettatore che entrerà nella Storia.
Stray Dogs è un film di poesia sublime che ha come sfondo rovine, edifici abbandonati, bagni di supermercati e isole del traffico stradale.
Stray Dogs è come Melancholia ma l’Apocalisse non proviene da un pianeta, l’Apocalisse è la nostra vita.
Stray Dogs investe lo spettatore e lo costringe con le sue interminabili inquadrature ad entrare nel film. Mai altrove come è stato fatto qui, l’inquadratura è una finestra su un altro mondo.
Stray Dogs riduce gli altri film a briciola.
C’è troppo da dire.
Leone d’Oro.
Subito.
Kitty Green: Ukraine Is Not A Brothel (Australia-Ucraina)
Il documentario dell’australiana Kitty Green svela le verità dietro a Femen, movimento femminista formato da ragazze che manifestano, in topless, nelle più importanti città del mondo. Gli obiettivi sono come noto il patriarcato e la violenza domestica in Ucraina. Ma quali sono le reali intenzioni delle ragazze? Sono davvero femministe? Come funziona l’organizzazione? Il documentario, tutt’altro che celebrativo, mostra le ambiguità interne al movimento, a cominciare dalla struttura patriarcale (e commerciale) che lo influenza e che crea un paradosso che, invece di distruggere, alimenta la forza dell’organizzazione. Molto oneste e dirette, le ragazze intervistate dimostrano la loro fragilità e le loro scarse capacità di gestione, la loro quasi assenza di cultura, di volontà. Sono contro lo sfruttamento e il turismo sessuale in Ucraina, gridano “Le ragazze ucraine non sono prostitute”, ma metà di loro lavora in strip club; eppure, ci sono: anche qui sul Lido, dove hanno manifestato e partecipato alla proiezione. E dimostrano una sete di giustizia enorme, che ripaga di dieci volte le loro contraddizioni.
S.U.