Sound of Noise: Ola Simonsson, Johannes Stjärne Nilsson

Sound of Noise

(Swe, fr 2010, col., 102 min., commedia)

L’irriverente, sfacciato film svedese, è molto più di una semplice parodia.

Per allestire l’opera Sei batteristi e una città, un gruppo di musicisti allontanati dal mondo musicale ufficiale compie allestimenti/”attentati” musicali per la città. Lo scopo è quello di raccogliere i rumori cittadini e canalizzarli in una sinfonia urbana. Il caso, dichiarato illegale, è affidato a un poliziotto stonato e intollerante alla musica.

Il film svedese di Ola Simonsson e Johannes Stjärne Nilsson è una pellicola ironica, fredda e pungente. Insomma, ha tutte le caratteristiche di un classico film nordico dove l’humor è sempre troppo gelido, per la chiassosa comicità mediterranea (basti guardare i film di Aki Kaurismaki) e per questa ragione passerà inosservato (se passerà) nei cinema nostrani.

La pellicola si suddivide in “attentati” e non in capitoli:

1- Doctor, Doctor Gimme Gas in My Ass

2- Money 4U Honey

3- Fuck the Music, Kill! Kill!

4- Elecrtic Love

La pellicola, sebbene tenti di sfumare verso il tono romantico, è da leggere solo in chiave musicale e nel suo rapporto musica/rumore.

Il poliziotto Amadeus Warnebring (Bengt Nilsson) che indaga sui vari casi è a-musicale, non sopporta il suono. Figlio di una famiglia musicista e fratello di un grande direttore d’orchestra, si sente emarginato e frustrato. Non solo: ogni cosa che è stata “suonata” dalla band urbana, diventa per lui letteralmente afona, non suona, rumoreggia più.

Non si può non accennare un parallelismo con The Artist di Hazanavicius: lì Valentin nel muto sente i rumori, qui Amadeus nel rumore sente il silenzio. Entrambi i film hanno l’udito come senso privilegiato e non la vista: sono film da sentire, prima che da vedere.

Ma dove le idee del poliziotto e del leader femminile della band (Sanna Persson) sembrano allontanarsi (no rumore vs rumore musicale), esse convergono su un punto: il silenzio. Per Sanna, infatti, il rumore cittadino è da trasformare in musica e, nel caso non fosse possibile, in silenzio (la pausa in uno spartito è musica!). Per Amadeus, la miglior musica, ciò che lo emoziona è il non rumore che non può essere udibile, ma visibile.

Qui arriviamo all’apoteosi della pellicola: una sinfonia visiva non udibile.

A livello narrativo, comunque, ci sono delle carenze: i vari attentati sono slegati fra loro e proposti troppo rapidamente. La parte più interessante, infatti, scivola via lasciando poche tracce (ma forse era proprio questo lo scopo: la performance inizia, finisce e poi sparisce) e la parte “animata” dello spartito poco sfruttata.

Nonostante tutto, si tratta di un’ottima pellicola per degli esordienti: ben scandita e ritmata a colpi di metronomo!

Mattia Giannone