Super 8
Super 8
(Usa 2011, 112 min., col., fantascienza/thriller)
Siamo negli Usa dei fine anni ’70. Joe Lamb (Joel Courtney), ragazzino di 13 anni, ha appena perso la madre vittima di un incidente sul lavoro. Qualche mese dopo l’incidente, Joe con i suoi coetanei gira un film sugli zombie in Super 8. Mentre stanno girando una scena alla stazione del paese, il gruppo di amici assiste a un terribile incidente ferroviario, fra un treno dell’aviazione militare per trasporto merci e un’automobile. Unici testimoni del disastro, si renderanno presto conto che non si trattava di un mero incidente e che il tutto è legato a misteriose scomparse, cali di energia elettrica e all’improvvisa e massiccia presenza di militari nella zona. Questi fenomeni sono correlati? Il treno dell’aviazione conteneva qualcosa?
Difficile giudicare un film del genere, senza essere cattivi. La pellicola di J.J. Abrams ha delle trovate molto interessanti, ma allo stesso tempo cade nel banale e nel prevedibile.
Molto bella la prima parte. L’omaggio cinefilo alla realizzazione di una pellicola ti apre la mente (hai subito voglia di realizzare un film!); le inquadrature poco prima del disastro ferroviario sono delle piccole perle; gli amici di Joe sono particolarmente azzeccate.
La pellicola, però, prosegue molto, ma molto male. Da quando si inizia a intravedere l’alieno fino alla fine, Abrams sembra tirarsi la mazza sui piedi. Non contento di adagiarsi sul piano pseudo-catastrofico, il regista riesce (e dalle premesse non sembrava!) a cadere nel mielenso e nel sentimentale. Con questo non voglio dire che queste due categorie siano da snobbare a priori (basta pensare all’importante storia del melodramma cinematografico), ma qui non assolutamente ragion d’essere. Forse il suo maestro Steven Spielberg (guarda caso risulta fra i produttori), l’ha influenzato troppo: evidenti le citazioni a E.T.!
Il regista, inoltre, si perde in un bicchiere d’acqua quando salva dalle grinfie dell’alieno il protagonista (fin qui quasi da mostro horror): l’extraterreste ha ammazzato un sacco di persone e se le è mangiate, poi basta la frase smielensa di Joe che richiama il principio di libertà americano, per farlo diventare buono e quasi simpatico. Non racconto il finale, non per non rovinarvi la sorpesa (davvero prevedibile), ma perchè possiate rendervi conto in prima persona di ciò che ho appena scritto.
Un ultima cosa, non andate via all’inizio dei titoli di coda: c’è una sorpresa interessante (forse una delle poche del film).
Mattia Giannone
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