L’alba del pianeta delle scimmie

L’alba del pianeta delle scimmie

(Rise of the Planet of the Apes, Usa 2011, col., fantascienza)

Il ricercatore Will Rodman (James Franco) lavora ad una cura per l’alzheimer presso un’importante ditta farmaceutica, testando i risultati su degli scimpanzé da laboratorio. Dopo un incidente con uno di questi primati, dall’indole aggressiva, si decide di sospendera la ricerca sul siero pensando sia la causa dell’aggressività dell’animale, che in realtà voleva solo proteggere il suo cucciolo. Rimasto orfano, il piccolo, ribattezzato Caesar (Andy Serkis), verrà curato dal ricercatore. Caesar, il quale ha ricevuto il farmaco geneticamente dalla madre, mostra, però, segni di intelligenza vicino a quella umana: il siero, non solo ripare le cellule nervose (appunto per l’alzheimer), ma fa aumentare le capacità cognitive.

Due animali differenti, ma con quasi la stessa intelligenza, possono convivere pacificatamente?

Questo prequel della trilogia Fuga dal pianeta delle scimmie, 1999 – Conquista della Terra e Anno 2670 – Ultimo atto e del film di Tim Burton, non è così terribile. Sinceramente mi aspettavo peggio, dopo aver visto la non entusiastica pellicola dell’eclettico regista (ormai) disneyano. Certo, Rupert Wyatt non realizza un capolavoro e si vede a occhio nudo la pressione degli studios (hanno trovato un altro filone per raccimolare parecchi quattrini, visto il finale più che mai aperto a nuove storie), ma tutto sommato la pellicola scorre senza particolari problemi e in alcuni momenti riesci a farti coinvolgere.

Al di là di temi sulla natura di facile apprezzamento, il film sfiora, seppur superficialmente, il tema del viaggio su Marte. Perchè mi soffermo su questo particolare? Innanzitutto, ci permette di collocare la pellicola in un futuro prossimo, ma in secondo luogo – ed è il più importante – sottolinea l’errore umano. In che modo? Nel momento in cui James Franco è tutto preso dall’entusiasmo per la sua ricerca, si sente al telegiornale l’imminente lancio nello spazio della navetta che dovrebbe raggiungere il Pianeta Rosso, con a bordo degli astronauti. L’ottimismo del ricercatore, coincide con quello della Ricerca in generale.

Più in là nella storia, quando le scimmie stanno attuando la rivoluzione ed è ormai palese la sconfitta umana, si legge nei giornali che l’astronave per Marte risulta dispersa. Coincidenza o si vuole sottolineare, come io penso, l’incapacità – tipica della nostra società – di ammettere gli errori dell’uomo? Io opto per la seconda chiave di lettura.

Piccola curiosità: i costumi di scimmia dei precedenti film sul Pianeta delle Scimmie sono totalmente ricreati per questa pellicola in Computer Grafica, ma solo Caesar è interpretato dall’attore Andy Serkis, già noto per il ruolo di Gollum ne Il Signore degli Anelli.

Mattia Giannone

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    Penso anche io che il film voglia dirci quanto poco sappiamo della scienza da illuderci di poterla controllare :)

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