As mile e uma noites: O inquieto – Miguel Gomes (analisi)
As mil e uma noites: Miguel Gomes
Miguel Gomes: Aquele querido mês de agosto
Miguel Gomes: A cara que mereces
Miguel Gomes: Redemption
Già apprezzato dal collega Stefano in occasione di Venezia 70, il cortometraggio di Gomes merita qualche linea di riflessione in più. In ventisei minuti si possono, infatti, dire cose che molte pellicole non riescono neanche ad accennare in un’ora e mezza. Ventisei minuti bastano al regista portoghese per realizzare un cortometraggio con i fiocchi: semplice, efficace e pungente.
Miguel Gomes: Tabu (analisi Paradiso)
Dal paesaggio di plastica al paesaggio vero, dalla prima alla seconda parte di Tabu, da Paradiso perduto a Paradiso. Si prosegue nel completamento del mosaico dell’opera di Gomes, pellicola della diversità, unita dal filo rosso della saudade.
La storia di Ventura è una narrazione che avvolge lo spettatore, come in un sogno o in un ricordo velato dall’onnipresente ironia (si pensi al nome dato al coccodrillo, Dandy, che non può non far ricordare Crocodile Dandy, o alla band di musicisti ai limiti dell’assurdo).
Miguel Gomes: Tabu (analisi Paradiso perduto)
Il risveglio dalla narrazione gomeziana del prologo, è un ritorno al cinema. Si è su un livello meta-cinematografico. È la protagonista Pilar che, infatti, come lo spettatore, volge lo sguardo allo schermo per lasciarsi illudere dalle meraviglie cinematografiche, nonché dall’affabulante voce che narra le vicende dell’intrépido explorador. Il risveglio non è uno dei migliori: è il risveglio nella vita quotidiana, nel Paradiso perduto.
Miguel Gomes: Tabu (analisi prologo)
Miguel Gomes: Tabu (recensione)
Ci sono pellicole che rimangono nella mente, alcune nel cuore e, altre ancora, in entrambi. In questo olimpo, d’incontro e scontro fra mente e cuore, risiedono poche opere, pochi capolavori. Nel 2012, oltre all’idolatrato Holy Motors, un’altra opere d’arte è penetrata in questo paradiso per pochi: Tabu di Miguel Gomes.