Miguel Gomes: Redemption

Già apprezzato dal collega Stefano in occasione di Venezia 70, il cortometraggio di Gomes merita qualche linea di riflessione in più. In ventisei minuti si possono, infatti, dire cose che molte pellicole non riescono neanche ad accennare in un’ora e mezza. Ventisei minuti bastano al regista portoghese per realizzare un cortometraggio con i fiocchi: semplice, efficace e pungente.

Francois Ozon: Giovane e Bella

Se Nella Casa è il film che non ti aspetti da Ozon, Giovane e Bella è quello che dovrebbe condensare con maggiore nitidezza quello che il regista ha provato ad esprimere in passato: “Ciò che mi interessa è come la società avvalli l’alterità, o come al contrario, la rigetti”. Pur convincendoci nuovamente però, Ozon non aggiunge niente a quel che ha già detto finora.

Abdellatif Kechiche: La vie d’Adèle (seconda recensione)

Il regista Kechiche pare abbia scelto Adèle Exarchopoulos dopo averla vista ingerire una crostatina al limone. Più che un film erotico, si è di fronte a un film sulla golosità legato inevitabilmente alla sua trama, ossia alla nascita e all’apologia di un amore fra una liceale alle prime armi (Adèle Exarchopoulos) e un’artista dell’accademia di belle arti (Léa Seydoux).

Woody Allen: Blue Jasmine

Compatto, sobrio, sincero e umano. Woody Allen, in Blue Jasmine, ritrova quel dualismo fra uomo e donna a lui caro, composto di cinismo, sarcasmo e dramma.

Abdellatif Kechiche: La Vita di Adele

Parole a caso, bazzicando in rete:

Cinema di Vita, tranche de vie, cinema che cattura l’Attimo, capolavoro assoluto, opera d’arte totale, cinema dilagante di Vero, struggente, bellissimo, cattura il respiro (nello schermo), toglie il fiato (fuori dallo schermo), mai il cinema si è avvicinato tanto alla realtà.

Ook però adesso rallentiamo. Ci sono diversi modi di affrontare un film come La Vita di Adele.

Calin Peter Netzer: Il Caso Kerenes

Impossibile non recuperare Il Caso Kerenes; Orso D’Oro a Berlino 2013, conferma la qualità del nuovo cinema romeno (precisamente Noul Val, se vogliamo la nouvelle vague dei Carpazi), che trova nei suoi maggiori esponenti oltre ai pluripremiati Mungiu e Porumboiu (quello di A Est di Bucarest) proprio lo stesso Netzer. Un cinema che riscatta un paese da troppo tempo in sonno, e in attesa di riscoperte che corrispondano a una più attenta e giustificata rivalutazione.

Michel Gondry: Mood Indigo – La schiuma dei giorni

Adattare un autore come Boris Vian per il grande schermo non è cosa facile, in particolare se si tratta del suo capolavoro L’écume des jours. Solo un regista come Michel Gondry poteva riuscire nell’impresa. Risultato? Molto positivo.

Shane Carruth: Upstream Color

Se il cervello dello spettatore si era fuso di fronte all’opera prima di Shane Carruth Primer, con Upstream Color esso si ri-solidifica in un’altra forma ben lontana da quella consona per un essere umano.

Ursula Meier: Sister

Ursula Meier è in stato di grazia. Dopo aver realizzato l’incredibile Home – Casa dolce casa? si ripete con Sister, pellicola svizzera girata nel cantone Vallese.

Jeff Nichols: Mud

Mud è il nome del personaggio della nuova pellicola di Jeff Nichols, interpretato da Mattew McConaughey. Mud è il fango sulle rive del Mississippi in Arkansas. Mud è quello strato di terra che copre le emozioni umane. Mud è il colore della splendida fotografia di Adam Stone.