Denis Villeneuve: Prisoners
Affascinato dall’aumentare della tensione che si crea, in America, tra individuo e istituzioni, il canadese Denis Villeneuve offre la sua personale visione del sotto-genere thriller targato “parenti giustizieri”, che a Hollywood negli ultimi dieci anni ha riscosso un certo successo, nel bene (Mystic River) e nel male (i due Taken). Se nei film citati i protagonisti erano in qualche modo speciali, che fossero ex-carcerati (Penn) o ex-agenti della CIA (Neeson), in Prisoners l’attenzione è posta sull’everyman di periferia, Keller Dover, interpretato da Hugh “Wolverine” Jackman. E più che su una banale resa dei conti, la narrazione si avvita attorno alla degenerazione di un idea, squisitamente americana, di fiducia in sè stessi, che porta l’uomo di sani principi a rapire e torturare (Guantanamo non è lontana); mentre lentamente l’attenzione viene indirizzata più sulla disperazione della vittima (o carnefice?) che sul caso in sè.