Mostra del Cinema di Venezia: 29 Agosto
CONCORSO – Xavier Beauvois: Le rançon de la gloire
Ispirato da una storia vera, la pellicola del francese Beauvois s’incarica d’omaggiare Charlie Chaplin. La commedia risulta a tratti molto leggera, virando al sentimentalismo con la subentrata Chiara Mastroianni. La comica insistente durante il furto della salma di Charlot, può anche risultare gradevole e tende a richiamare le numerose comiche del vagabondo. La semplicità, la povertà dei protagonisti, la loro gestualità completano il quadro, ma il citazionismo risulta fastidioso, come si accennava, non appena compare il circo in città. È noto a tutti la passione di Chaplin per questa forma di spettacolo, nonché il titolo di una delle sue più famose pellicole, ma omaggiarlo non dovrebbe significare ricordarlo con ridondanza. Purtroppo Beauvois cade in questo tranello, facendo perdere a Le rançon de la gloire il buon slancio iniziale. Se si aggiunge una colonna sonora troppo enfatica, se non fastidiosa, si può capire come l’omaggio chaplinesco riesca solo a metà. Insomma, il troppo stroppia.
Mattia
FUORI CONCORSO – Urich Seidl: Im Keller
Fastidioso. Visivamente fastidioso (non moralmente). Non avevamo voglia di vedere un uomo farsi tirar su dai testicoli, invece il controverso regista austriaco Seidl ce lo mostra. Perché? Soprattutto: perché la gente rideva? Era sentito divertimento o isteria collettiva? Anche perché, diciamola tutta, Im Keller è una grandissima furbata. L’idea non era male: mostrare le strane abitudini che si verificano negli scantinati. Chi nel proprio scantinato non nasconde delle cose strane. Si tratta, in effetti, di una parte delle nostre case non visibile agli altri in cui teniamo ciò che non vogliamo mostrare. Fin qui: più che ottimo. Certo ci sono personaggi bizzarri (la collezionista di bambole, il neonazista, il cacciatore o un poligono da tiro gigantesco) ma nessuno di questi “sfora” lo scantinato. Quando davanti la macchina da presa compaiono la dominatrice e il dominato, il tutto scade: molte scene non sono più in cantina, ma nell’appartamento vero e proprio e mostrano scene inutili all’economia del documentario. Se l’idea era di mostrare gli scantinati austriaci, perché con quella coppia vediamo la stanza da bagno lavata con la lingua dal dominato? Fare sensazione? Ok. Non fa per noi.
Mattia
GIORNATE DEGLI AUTORI – Sharon Maymon, Tal Granit: The Farewell Party
Due israeliani realizzano una commedia spumeggiante sull’eutanasia. Battute esilaranti, ritmo incalzante e ottime interpretazioni degli attori danno il giusto merito a questo lavoro duale. Riuscire a lasciare il sorriso sul volto dello spettatore tramite una tematica così difficile è molto di moda, anche se non sempre i risultati sono dei migliori. Infatti, nonostante gli innumerevoli tentativi cinematografici di abbordare tematiche difficili con il sorriso, pochi di loro riescono ad essere all’altezza delle aspettative. Essere in grado di mescolare la commozione e la risata non è facile, ma i due registi israeliani riescono nello scopo. Da sottolineare l’importanza della fotografia: splendido grigiore digitale compensato da potenti controluce.
Mattia
FUORI CONCORSO – Peter Bogdanovich: She’s Funny That Way
Peter Bogdanovic torna alla regia realizzando una classica commedia degli equivoci prodotta nientemeno che da Wes Anderson e da Noah Baumbach. She’s Funny That Way promette divertimento e lo regala agli spettatori che, tra un Ulrich Seidl e un Joshua Oppenheimer , hanno anche bisogno di ridere. Film del genere, con un cast di richiamo (Owen Wilson, Jennifer Aniston, vari camei di celebrità), sono un pregio all’interno di un festival cinematografico, con buona pace di chi vorrebbe solo maratone di Lav Diaz e compagnia (che pure non possono mancare, e quest’anno, mi pare, manchino). Se la macchina funziona come un orologio svizzero, se gli incastri, le battute, le citazioni, sono in perfetta sincronia, se i tempi di scena sono perfetti, chi siamo noi per cercare necessariamente la pagliuzza nell’occhio? I Cineuforici ringraziano.
Stefano