I video del sabato: Clip ispirate da pellicole, Daniels, Shins, Manchester Orchestra

Il cinema insegna, il videoclip approfondisce. Questa settimana due clip che richiamano e sviluppano idee/sperimentazioni insite in precedenti pellicole cinematografiche. Entrambi sono diretti da veri cinefili e artisti della mdp, Daniel Kwan e Daniel Scheinert, geniale duo americano, in arte Daniels.
Daniels: Shins – Simple Song (2012)

Ovvero Wes Anderson e I Tenenbaum. Qui starò attento a parlare troppo di Wes Anderson, per paura di bacchettate sulle mani da parte del mio collega espertissimo in materia. Però le citazioni sono più che esplicite. C’è la fissità di molte inquadrature, sovrapposizioni tra passato e presente, per non parlare della tipica famiglia disfunzionale, i personaggi super-caratterizzati, il continuo ricorso allo slow-motion. Anche i flashback sincronizzati e mirati a investigare il singolo protagonista,”in VHS”, che ricordano quelli della famiglia Tenenbaum. L’unica cosa che manca qui sono gli anni ’70 e i colori sgargianti. Ma così sarebbe stato troppo plagio.

Un padre prima di morire lascia ai figli una videocassetta che contiene filmini di famiglia, insieme all’annuncio di una caccia al tesoro all’atto di proprietà della casa: chi lo trova erediterà tutto. Tutti così spingono, sgomitano e si lanciano all’inseguimento in modo molto poco civile. Peccato che sia…uno scherzo, o una ultima lezione di vita.

Daniels: Manchester Orchestra – Simple Math (2011)
Ovvero Christopher Nolan e Inception. In realtà il clip più che attingere allo stile della pellicola preferisce utilizzare alcuni suoi elementi (si pensi al bicchiere con l’acqua inclinata, o al furgone che rotola su sè stesso) per formulare un’idea completamente diversa, più psicologica, interiore. Il risultato è ancora più geniale del film di Nolan (!), perchè riesce a catturarci, tanto nella performance quanto nelle sequenze, con modalità più raffinate e cerebrali della pellicola, e in un tempo condensato in pochi minuti, laddove Inception ci metteva più di un’ora per ingranare. Un’infinità di sequenze e ricordi si fondono mirabilmente in un vortice che ci trascina insieme al protagonista, in quell’auto sospesa nel vuoto, dove niente è quello che sembra. I componenti mnemonici e attuali che si compenetrano uno dentro l’altro (l’airbag a 1:41, genio puro!!) generano così una complessità che non è solo formale (come nei video di Gondry) ma anche e soprattutto narrativa.
Un uomo ha un incidente automobilistico e frammenti della sua infanzia gli passano davanti. Una battuta di caccia con il padre, il rapporto conflittuale con quest’ultimo, la cotta per una ragazza; in tutto questo la fisica è sconvolta, l’agitazione e il rimescolamento sono in agguato perchè tutto è immaginato nel contesto dell’incidente stesso. Anche se non si capisce facilmente a una prima visione, non si può negare che l’impatto emotivo sia enorme. Solo i grandi riescono a farlo (impressionare senza dare priorità alla “trama”) e a mettere in scena con successo una cosa del genere, specie se si tiene conto che i due americani ci riescono per giunta con un minutaggio ridicolo.

Sublime.

La rubrica dei “video del sabato” non sarà aggiornata nelle prossime settimane ma tornerà presto con molte altre squisitezze. Nel frattempo, non vi strappate i capelli.

Stefano Uboldi