Florian Henckel Von Donnersmarck: The Tourist

FLORIAN HENCKEL VON DONNERSMARCK

The Tourist

(Usa 2010, 103 min., col., thriller)

Dopo aver visto questo film, si fatica a credere che il regista in questione abbia il nome chilometrico di Von Donnersmarck. Sa tanto di commissione ad hoc quella affibiata a un autore che ci ha regalato un’opera straordinaria, “Le vite degli altri”, forse per la sua dimesticatezza con argomenti come l’appostamento, l’intercettazione, la sorveglianza…l’invasione dell’intimità.

Peccato che l’opera in questione, “The Tourist”, non abbia un grammo dell’impatto visivo ed emozionale del suo predecessore.

La trama è quella tipica dell’ uomo comune travolto dal destino (donna fatale, pedinamenti da sconosciuti, denaro dalla dubbia provenienza…) con la variante che il turista, appunto…non è un uomo comune.

Una donna (Angelina Jolie) sorvegliata a vista dall’Interpol, deve incontrare un ricercato internazionale, suo amante, per frodi fiscali. Costui non ha volto riconoscibile: la sua faccia è sconosciuta sia dai sicari russi “vittime” di un suo furto (e che perciò gli danno la caccia), sia dalla polizia stessa. Per sviare le indagini, la donna seduce un turista su un treno (Johnny Depp) portandolo con sè a Venezia . Niente, ovviamente, è come sembra…

Progettato come un’ interessante fusione di thriller e commedia romantica, con la spezia “esotica” (per il pubblico yankee) dell’ambientazione a Venezia, il film cade in pieno nei soliti luoghi comuni e situazioni prefabbricate hollywoodiane.

Paradossalmente è assente la tensione, quindi la materia prima di un’opera thrillerche si rispetti; il ritmo di fatto è sospeso tra scene d’azione e momenti romantici o pseudo-tali, in cui i riflettori sono puntati sulla coppia Depp/Jolie. Il film sembra studiato a tavolino per montare assieme i due attori glamour, e il risultato è così artificioso che fa crollare tutto il castello di carte: non ci affezioniamo a nessuno dei due.

Come in quasi tutte le sue comparse, la Jolie rimane in apnea da espressività dall’inizio alla fine, sofisticata e fredda come un ghiacciolo. Depp è troppo impegnato a fare il finto imbranato, e la sua auto-ironia (la sigaretta finta, la corsa sui tetti in pigiama) rappresenta l’ultima ancora di salvezza dell’opera.

Nota a parte le facce televisive italiane che fanno da cameo per tutta la durata del film (Marcorè, Bova, De Sica). Da evitare.

Insomma, il classico filmetto da andare a vedere se si vuole pensare ad altro, come una evasione nel fascino architettonico di Venezia, il vero elemento “sensuale” del film.

Stefano Uboldi