Roman Polanski: Carnage

ROMAN POLANSKI

Carnage

(Ger/Fr/Pol, 79 min., col., commedia)
Due ragazzini sono coinvolti in una rissa. I rispettivi genitori si incontrano per superare in modo adulto/maturo/responsabile la controversia, ma presto cadono vittime dell’odio loro stessi…
Ambientato a New York ma girato esclusivamente nell’interno di un appartamento a Parigi (a causa delle ben note vicende legali del regista), Carnage è un’opera incentrata sui rapporti interpersonali, e soprattutto sulla loro degenerazione. Più precisamente la commedia, piuttosto che compiere una indagine psicologica individuale (che a Polanski probabilmente non interessa minimamente), preferisce affrontare uno studio antropologico sulle meccaniche di relazione, soffermandosi su quegli ingranaggi che governano il rancore e l’insensibilità, per porsi come ultimo fine lo smascheramento della rispettabilità medio-borghese. In ogni istante infatti lo spettatore si trova “dalla parte” di uno dei quattro e in quella successiva dall’altra, identificandosi ora nel mediatore ora nell’aggressore, e poi viceversa, in una dinamica comportamentale in cui a conti fatti nessuno si rivela per ciò che sembra.
Il film potrebbe essere visto interamente come un gioco di coppie che si rompono e si riformano come molecole; tale caratteristica sottintende una natura geometrica dell’opera in generale, fondata su sistemi simmetrici. Ad esempio, la vicenda inizia con le coppie in contrasto:
M1F1 (maschio e femmina della prima coppia)
M2F2 (maschio e femmina della seconda coppia)
che si mischiano (circa un quarto di film) in questo modo: M1F2, M2F1 e successivamente (a tre quarti di film) divise in sessi: M1M2, F1F2 per poi chiudere il ciclo nuovamente con M1F1 e M2F2. Tali trasformazioni sono brillantemente “catalizzate” da oggetti e azioni apparentemente inutili (la torta, il whiskey, il cellulare) ma che provocano effetti inaspettati e (a loro modo) sorprendenti.
Un altro elemento interessante è il “mistero” per cui la vicenda sembra non interrompersi mai, come se fosse continuamente autoalimentata. Il problema scatenante (i due figli) viene praticamente risolto nei primi cinque minuti; eppure, come nell’Angelo Sterminatore di Bunuèl, ogni volta che una coppia di coniugi lascia l’appartamento, è sempre costretta a tornare indietro per qualche ragione insignificante.
Dopo essere tornato con Ghost Writer al suo genere congeniale, il thriller, Polanski riprova a buttarsi (dopo molti anni) nella commedia prendendo spunto da una pièce teatrale, Il Dio Del Massacro, della drammaturga francese Yasmina Reza. Nonostante però la brillantezza dei dialoghi (è un film tutto parlato) e l’estenuante prova attoriale, non si sarebbe mai portati a pensare, se non fosse per il suo nome nei titoli di testa, che dietro a questa pellicola stia proprio la mano di Polanski, senza togliere al regista l’innegabile classe e l’ironia tagliente che lo contraddistinguono. Anche se distante come genere e come dinamismo (la completa mancanza di azione) da Ghost Writer, Carnage mantiene in qualche modo l’atmosfera cupa, a tratti opprimente del suo predecessore, come se l’opera (la vita?) del regista fosse ormai satura di questa visione del mondo.

Stefano Uboldi