Aleksej Jurevic German: Hard to be a God
Christopher Nolan: Interstellar
Jonathan Glazer: Under the Skin
Ari Folman: The Congress
Alfonso Cuaron: Gravity
Gravity è un giocattolo colossale. E’ cinema come era stato pensato alle sue origini: intrattenimento e sperimentazione. Il treno in corsa verso il pubblico dei fratelli Lumiere era intrattenimento (la gente pagava il biglietto per comprare un’esperienza sensoriale, non certo per dilungarsi in riflessioni filosofiche) e sperimentazione (lo studio, agli antipodi, di quello che il cinema era in grado di “fare”).
Shane Carruth: Upstream Color
Se il cervello dello spettatore si era fuso di fronte all’opera prima di Shane Carruth Primer, con Upstream Color esso si ri-solidifica in un’altra forma ben lontana da quella consona per un essere umano.
Shane Carruth: Primer
Mai un viaggio nel tempo è stato espresso in tale maniera. Mai un viaggio nel tempo è stato progettato con un rigore così scientifico da poter sembrare realizzabile. Primer è un vero trip.
Rian Johnson: Looper
Lo stato attuale del sci-fi non è dei più allettanti. Di fatto, niente di nuovo sul fronte della fantascienza, niente che non sia riciclo di vecchi soggetti o codici narrativi; la tendenza contemporanea a recuperare il passato si estende paradossalmente anche al genere del futuro per eccellenza.
Monsters: Gareth Edwards
In attesa dei megapubblicizzati film fantascientifici di settembre (i vari Super 8 e L’alba del pianeta delle scimmie), che ci tempestavano con teaser, spot, trailer e così via, era ovvio che un capolavoro (non ci sono altri termini) come Monsters passasse inosservato.