Francois Ozon: Jeune et Jolie
FRANCOIS OZON
Jeune et Jolie
(Fra 2013, 90 min., col., drammatico)
(visto in occasione della rassegna “Cannes e dintorni”)
La prima parte sa molto di già visto e sentito. La modella Marine Macht (bellezza…rimarchevole) dà voce e soprattutto corpo al percorso di scoperta del sesso di Isabelle, senza filtri e censure, e con modalità che sembrano mai necessitare dell’emozione per il suo compimento, prima con un giovane tedesco durante le vacanze estive, passando poi uno ad uno per i suoi clienti, che arrivano a decine. Le ragioni che la spingono a fare sesso su appuntamento sono prudentemente celate: Isabelle non è una ninfomane né tantomeno necessita dei soldi che accumula senza mai spendere. In questo senso, Ozon sembrerebbe rivelare una incompiuta maturazione verso un controllo davvero totale nei confronti della sua materia e dei suoi significati; ma per noi, a cui non piacciono i film nei quali tutto è bello, chiaro e spiegato, questo è invece un punto di forza: perché Ozon non chiarisce, ma fornisce i mezzi, servendosi ancora dei richiami e dei segni come quanto fatto con quelli che infestavano Nella Casa. Nel suo primo rapporto sessuale, Isabelle ha una visione di sè stessa estranea al suo corpo, tale per cui riesce ad osservarsi da una prospettiva esterna durante l’amplesso. Similmente, alla fine della sua carriera come prostituta (il cui nome “d’arte” è, curiosamente, quello della nonna scomparsa), riacquisisce in un breve istante allo specchio il controllo da spettatrice degli eventi a protagonista, da figura passiva ad attiva; in questo senso la metafora è ardita, ma districabile, interpretabile.
La seconda parte colpisce nel segno. Punto fermo del cinema di Ozon è come lui stesso ha affermato il rapporto che si viene a creare tra norma e alterità. Isabelle ha tutto: è istruita, bella, brillante, piena di amici, economicamente stabile. Eppure, nel suo essere così gelida, indifferente, afasica, sa di essere una alterazione, e ciò emerge in maniera spettacolare con la decisione di fare sesso a pagamento. Lo sguardo di Ozon, delicato e ironico allo stesso tempo, ci guida in un mondo che non può o non vuole riconoscere l’alterità; questo non vale solo per famiglie conservatrici e bigotte, ma anche per genitori comprensivi e progressisti come quelli di Isabelle. La forza principale del film, al di là della rappresentazione psicologica (che non è nemmeno la migliore operata dal regista), sta tutta nel clima di paranoia che si viene a creare dopo la smascherazione di Isabelle; un clima che un altro regista esprimerebbe con tonalità grevi e cupe, Ozon lo rappresenta con il consueto savoir faire di umorismo e pungenza. Un film che rifugge dalla retorica edificante, Jeune et Jolie: e così le prediche dei genitori sono regolarmente smontate dal regista che evidenzia un patrigno incapace e “sputtana” (è il caso di dirlo) una madre adultera; e nel modo più assoluto la scelta di Isabelle è compresa e comprensibile, mentre non lo sono i comportamenti degli adulti.
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