Ang Lee: Vita di Pi

Vita di Pi

(Life of Pi, Usa 2012, 127 min., col., avventura, drammatico)

In molti hanno tentato di realizzare questo film e molti hanno rinunciato; Ang Lee, invece, è andato avanti. Risultato? Non convincente.

Piscine Molitor Patel (Suraj Sharma), per gli “amici” Pi, sopravvive miracolosamente a un naufragio grazie a una scialuppa di salvataggio. La nave trasportava lo zoo di suo padre che dall’India si sarebbe dovuto trasferire in Canada. Il ragazzo, dopo l’incidente, è l’unico umano a salvarsi, ma non l’unico essere vivente: una zebra, una iena, un orango e una tigre del Bengala (chiamata Richard Parker) sono a bordo della medesima scialuppa.

La pellicola tratta dal best-seller di Yann Martel era difficile da realizzare. Come coniugare animali selvaggi (e feroci!) con la recitazione di un uomo e, per lo più, in mezzo all’oceano? Missione impossibile? Doveva esserla, ma invece non lo è stata.

Un libro è un libro, un film è un film. Perchè è necessario a tutti i costi passare dall’arte della scrittura (e non dubito, nonostante non lo abbia letto, che il libro dell’autore canadese sia un buon libro per ragazzi) a quella cinematografica, se tutte le carte sono a sfavore? Avevano rinunciato: M. Night Shyamalan, Alfonso Cuaròn e (udite udite) Jean-Pierre Jeunet. Non avevano detto “No, non mi interessa”, ma “non è possibile!”. Jean-Pierre Jeunet aveva addirittura iniziato a lavorarci (ci sono on line alcuni bozzetti). Niente, sembrava maledetto quel testo. Poi è arrivato il buon Ang Lee e ha accettato. A me non sembra che il risultato sia soddisfacente.

Ormai si fa tutto in post-produzione. Non è una critica, ma una constatazione; “se non è possibile mettere insieme un ragazzo e una tigre, giriamo prima con il ragazzo poi con Richard Parker e infine montiamo tutto col pc”. Bello esteticamente, ma in sostanza? Le scene in 3D sono come la coreografia di un numero di magia: servono a distrarre lo spettatore per poter effettuare il trucco, niente più. I lunghissimi titoli di testa che compaiono in compagnia di allegri animali dello zoo, il salto della balena, o il sogno di Pi sono fumogeni per accecare il pubblico, per farlo esclamare “Ooooh!”. Non tolgo nulla al fatto che la tigre sembra sbranarti in un sol boccone (tant’è che ti accarezzi la giugulare).

Vita di Pi è un buon film di divertimento, ma nulla più. Ancora una volta (ahimé!), il 3D è utilizzato come fine e non come mezzo! “Via, mettiamo due scene sensazionali che facciamo incasso”. Esso non è utilizzato per fini artistici, per far avanzare la storia del cinema, ma per portare a casa un buon risultato al botteghino.

Si lasci perdere il 3D, si lascino da parte le vecchie critiche da retrogradi cinefili. Al di là di questo, dunque, cosa rimane della pellicola? Cosa c’è dietro tutto questo fumo e paillettes? Una bella storia per bambini, con il necessario corollario morale che la circonda. Ma il problema è che questa morale è coperta dal “troppo estetico”. Essa è lasciata in balia delle intemperie (è il caso di dirlo!) e in balia di quegli interminabili minuti della fase centrale della narrazione, tutti dedicati al rapporto fra la tigre (fusione di quattro tigri e di immagini sintetiche!) e il ragazzo; certo necessari, ma che hanno il sapore di un pretesto per mostrarci il lavoro di un ottimo grafico informatico.

Ricco di “strizzatine d’occhio” e di stereotipi, la pellicola si concentra inoltre su una superfciale analsi religiosa, ma priva di una buona dose d’ironia (cosa che è invece il romanzo, a quanto pare, possiede).

Tanto fumo e niente arrosto…

Mattia Giannone

  • http://www.blogger.com/profile/08463041258958391271 bradipo

    condivido molte delle tue riserve sull’operazione ma francamente credevo che fosse molto peggio!

  • http://www.blogger.com/profile/06483109269851712530 nella

    Mattia , premetto , non ho visto il film , perchè per scelta vado raramente a vedere film sugli animali, inizio ad aprire il rubinetto dell’emozione e non so trattenermi.
    Ho visto il trailer di questa pellicola e mi sono convinta che il PC è stato molto usato, anche perchè determinate scene erano ardue da realizzare.
    Sentita poi la tua recensione, credo proprio di cassarlo dalla mia lista.
    Una buona serata!

  • http://www.blogger.com/profile/11947012850959858743 Babol

    Non ho letto il libro ma chi lo ha fatto ha confermato che il film ne rispetta in pieno lo spirito.
    Personalmente, l’ho trovato soprattutto una gioia per gli occhi (e te lo dice una che non va matta per i tecnicismi della CG) ma anche un modo interessante per riflettere sulla vita e sul concetto di divinità, non necessariamente veicolato da preconcetti e limiti legati a una dottrina.
    Insomma, promosso a pieni voti!

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