Il 3D come fine o come mezzo? Riflessione da uno spunto di Bernardo Bertolucci

In una recente intervista, il cineasta italiano settantenne Bernardo Bertolucci ha dichiarato di voler girare un film con la tecnologia 3D. Ma in che modo? Non in maniera avatariana o di recentissimme pellicole da incasso. Non, insomma, per esaltarre gli effetti speciali (e di conseguenza anche il box office), piuttosto “come elemento tecnologico per andare ancora più a fondo nel fondo dei personaggi”, sostiene il regista emiliano.
A mio avviso la tecnologia 3D morirà, o almeno non diverrà un altro caposaldo del cinema come il sonoro o il colore, se non verrà utilizzata anche (e non solo) per film diversi da quelli che si possono vedere nelle sale mondiali; per film in cui il 3D non è il mezzo per gincassare di più, ma un fine che ha come base una nuova estetica del cinema.

Si sono realizzate pellicole epocali anche a colori, nonostante il fascino del bianco e nero. Si sono realizzati film sonori di alto livello, nonostante all’epoca molti crdessero fosse la fine del cinema.
Il tutto sta, ma è scontato dirlo, nel modo in cui le cose vengono  utilizzate. Ovviamente oggi come oggi, anche a causa della qualità, dei costi e dei mal di testa degli spettatori, questa nuova faccia della medaglia cinema sembra lontana. Questa intervista rilasciata dal cineasta italiano, però, potrebbe essere un buon primo passo verso nuove possibilità cinematografiche.

Mattia Giannone
  • http://www.blogger.com/profile/11347254217489974262 Stefano

    L’unico modo che mi viene in mente sull’uso intelligente del 3D nel cinema è quello che ha in mente il “regista” Tinto Brass, che non sto ad approfondire…

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