Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti

Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti

(Loong Boonmee raleuk chaat, Thail/Fr/UK/Ger/Spa 2010, 114 min., col., drammatico)
Boonmee (Thanapat Saisaymar) ha una gravissima disfunzione renale che presto lo porterà alla morte. Deciso a morire sereno, lascia la città per la campagna in compagnia dei suoi cari. Lì, una sera, a cena compare a Boonmee sua moglie defunta (Natthakarn Aphaiwong) sottoforma di fantasma e suo figlio (Jeerasak Kulhong), a lungo scomparso, sottoforma di scimmione dagli occhi rossi. Contento di questa riunificazione familiare, Boonmee intraprenderà il suo ultimo viaggio verso il ventre della terra con tutta la famiglia.
A sorpresa vincitore a Cannes, Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti è una perla del cinema asiatico. Molto lontano dalla maniera in cui la nostra cultura concepisce la vita e la morte, il film di Apichatpong Weerasethakul vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2010,  narra “la serenità”.
Boonmee è sereno della comparsa di suo figlio e di sua moglie: è quello che chiedeva prima di morire. Grazie a loro, tutto il passato gli si presenta dinanzi come “ponte” per un’altra vita. Non è un caso che Zio Boonmee decida di morire fuori dalla città, poiché «di fronte alla giungla, alle colline e alle valli – spiega lo zio – le mie vite passate, come animale o altro essere, emergono davanti a me». Ecco allora spiegato, la leggenda della brutta principessa che si accoppia con un pescegatto: è una vita precedente del protagonista, che torna alla luce solo perchè a contatto con la Natura.
E’ una pellicola che va al di là della nostra concezione, ma che proprio per questo deve suscitare in noi l’intenzione di guardarla con uno sguardo “altro”, il più possiblile non occidentale. Solo così, anche se è difficile, è possibile lasciarsi trasportare da questo film.

Mattia Giannone