Into the Wild – Nelle terre selvagge

Into the Wild – Nelle terre selvagge

(Into the Wild, Usa 2007, 140 min., col., drammatico)

“Due anni lui gira per il mondo: niente telefono, niente piscina, niente cani e gatti, niente sigarette. Libertà estrema, un estremista, un viaggiatore esteta che ha per casa la strada. Così ora, dopo due anni di cammino arriva l’ultima e più grande avventura. L’apogeo della battaglia per uccidere il falso essere interiore, suggella vittoriosamente la rivoluzione spirituale. Per non essere più avvelenato dalla civiltà lui fugge, cammina solo sulla terra per perdersi nella natura selvaggia”.
Scappare dalla civiltà per rifugiarsi nelle terre selvagge: l’Alaska. E’ questo il sogno di Christopher McCandless (interpretato da Emile Hirsch) – un ragazzo di buona famiglia, benestante e amato – che decide, dopo la laurea, di scappare dal mondo civilizzato e dalla sua ipocrisia, dalla famiglia e dalla quotidianità della vita.
Alex Supertramp (è questo il nuovo nome che adotta il giovane), dopo due anni di spostamenti per tutti gli Stati Uniti, si stabilisce in Alaska dove incontrerà – nel suo Magic Bus – la morte per avvelenamento da pianta.
Tratto da una storia vera e dal libro Nelle terre estreme di Jon Krakauer, la pellicola Into the Wild – Nelle terre selvagge, diretto magistralmente da Sean Penn, risulta essere un grande film sia per l’interpretazione di tutti gli attori (non a caso vincitore del premio Oscar per il miglior attore non protagonista – Hal Holbrook – oltre che il premio Oscar per il miglior montaggio), sia per la fotografia che si esalta davanti agli straordinari paesaggi dell’Alaska e anche per le musiche di Eddie Vedder (vincitore del Golden Globe), le quali hanno la rara capacità di non essere mero sottofondo alla scene del film.
Nello stesso istante in cui Alex Supertramp decide di allontanarsi dalla società per stare a stretto contatto con la natura estrema e vivere nel suo Magic Bus, ha inizio la sua fine. E’ chiaro ed evidente come, per l’uomo “civilizzato”, sia impossibile ritornare allo stadio naturale abbandonando solo la “materialità” che lo circonda.
La vera storia di Chris McCandless è per molti aspetti, in tal senso, vicina alle vicende di Timothy Treadwell (raccontate dal film-documentario Grizzly Man di Werner Herzog) il quale decide – disgustato dalla civiltà – di vivere in Alaska con i grizzly. La Natura, anche con lui, sarà impietosa: verrà sbranato dai suoi “amici” orsi.
Non è regredendo alla naturalità che l’uomo può salvarsi dagli artifici che ha creato.

Mattia Giannone