Steven Spielberg: Lincoln

Lincoln

(Usa 2012, 150 min., col., storico)

Il buon Spielberg aveva voglia di un Oscar e ha realizzato Lincoln. Azzecca l’argomento, azzecca la regia e il periodo storico per proporre questa pagina della storia americana. In questo Spielberg è maestro.

La trama è storia, quelli sono i fatti e quelli sono riproposti. La fine della Guerra di Secessione è ormai alle porte e il presidente degli Stati Uniti d’America Abraham Lincoln (Daniel Day-Lewis), forte del suo secondo mandato, vuole rimanere nella storia non solo come presidente repubblicano della guerra. Un progetto, un emendamento da proporre al Gabinetto, è presente nella sua mente: abolizione della schiavitù. Come è possibile, allo stesso tempo, fare la pace con i Sudisti (antiabolizionisti per eccellenza) e proporre un tale emendamento? La storia è storia.

Perfetto. Impeccabile. Una macchina progettata per l’Oscar, ma solo PER l’Oscar. Quindi? Un film buono, ma non un capolavoro. E’ una pellicola astuta, furba e piena di strizzatine d’occhio all’America di oggi. Lincoln è l’Obama dell’epoca (anche se il primo è repubblicano), vicino agli americani e “umano”. Ci si emoziona con lui e per lui. La sua battaglia per l’abolizionismo da secondo mandato è (forse) la battaglia contro le majors delle armi per Obama da secondo mandato: coraggio, ma sapendo di non aver nulla da perdere (essendo già stati presidenti).

Lasciando da parte i commenti storici (più che personali), la pellicola, si diceva, è furba, come è astuta la regia. Tutto è creato per suscitare emozione, coinvolgimento emotivo da parte dello spettatore e dei… giudici degli Academy. E’ un melodramma/biopic, che mostra un Lincoln allo stesso tempo ironico, determinato, pensieroso, corruttore per un fine morale e giusto (non si può dimenticare che per quell’occasione, l’abolizionismo, sono stati comprati dei voti per ottenere la maggioranza al Congresso… ogni riferimento alla contemporaneità è puramente casuale!). E’, insomma, umano come noi! Come tale, lo spettatore si rispecchia ed è rincuorato dal fatto che persino il buon Abraham, stressa nei momenti critici.

A proposito dello stress di Lincoln durante l’approvazione del XIII emendamento, è da notare qui l’utilizzo della forma di montaggio per eccellenza del melodramma: il montaggio alternato. Esso permette di dilatare i tempi cronologici del mondo reale, alternando a un’azione che si sviluppa in un dato spazio a un’altra che si situa in un altro luogo ancora, ma sempre nel frattempo. L’obiettivo? Suscitare emozione. Mentre al congresso si spennano fino all’ultimo voto, NEL FRATTEMPO Lincoln, legge un libro o gioca con suo figlio per canalizzare l’emozione. La furbizia tecnica (più che lecita!) per attirare a sè alla fine più giudizi positivi è, dunque, molto evidente.

Questa non è una critica negativa, ma è un complimento per Steven Spielberg. Non è da tutti, anzi proprio il contrario, riuscire nei propri obiettivi. Non tutti realizzano pellicole che hanno già profumo di Oscar, che hanno già in sè la simpatia dell’intero mondo e che, soprattutto, possano vantare fra le proprie fila (fra Nordisti o Sudisti che siano) un ottimo Daniel Day-Lewis nel ruolo del Presidente.

Film per l’Oscar, film da Oscar o “la rinascita di Spielberg” che dir si voglia, ma sta di fatto che gli Oscar 2013 non sono ancora stati assegnati. Ma questa è un’altra storia…

 

Mattia Giannone
  • http://www.blogger.com/profile/09993226958393520486 Marco Goi – Cannibal Kid

    sono d’accordo. anche la mia recensione non dirà cose molto diverse.
    se non che, per me, il fare un film perfettino da oscar suonerà più come una critica negativa che un complimento :D

  • http://www.blogger.com/profile/13267355458580221545 Mattia

    anche per me è così, non amo questo genere di film creati ad hoc. Però dico che Spielberg è bravo a colpire il centro del bersaglio: ossia creare un film da Oscar.

  • http://www.blogger.com/profile/11347254217489974262 Stefano

    Spielberg ormai è diventato una tale eminenza del cinema che non può fare altro che alternare film “da premio” come questo (alto appeal critico-academy-parruccone e basso appeal commerciale) a megagalattici blockbuster (alto appeal commerciale e basso appeal critico) come farà per il prossimo “Robocalypse”. La sua ormai è una carriera sinusoidale e prevedibile. Per intenderci, non vedremo più capolavori come I Predatori Dell’Arca Perduta e Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo…ha una tale importanza da non permettersi il brivido del rischio.

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