Chanel no.5 registi a confronto

Ai Cineuforici non frega una mazza di Chanel, ma quanti esempi di commercials d’autore ci ha regalato nel corso degli anni! Quando si chiede ad un regista affermato di dirigere una pubblicità per dare al brand un’aura di eccezionalità dominante, è implicito pensare che il cineasta tenderà volente o nolente a rinunciare a buona parte, se non a tutta, della sua integrità artistica in nome di un oggetto. Raffinato, elegante, prezioso quanto vi pare ma pur sempre un oggetto; tolta l’integrità artistica ad un regista, cosa gli rimane? sfogarsi con tonnellate di autoreferenzialità. Come a dire, mi sono “abbassato” a girare una pubblicità, mi hanno pagato “solo” qualche decina di milioni per un oggetto di cui non mi importa niente; allora, tanto vale veicolare il mio stile, come se fosse un brand pure quello, da distribuirsi e diffondersi ad uso e consumo del pubblico pagante.

Ecco dunque alcuni spot di Chanel pubblicati qui non perchè belli (anzi, per lo più si tratta di ciofeche vere e proprie) ma perchè piccole e pur sempre squisite dichiarazioni di forma ed intenti, di personalità e interessi dei registi che li hanno girati. Cosa hanno in comune allora? Il tentativo di raffigurare la tendenza del periodo cui appartengono (sia di moda che di cinema), il fatto che il momento in cui sono girati corrisponde generalmente allo zenit artistico (più correttamente, di successo) dell’autore, cosa che vale naturalmente anche per l’attrice/diva che si presta al commercial. Tutto attraverso l’occhio, la mano e l’immaginazione del regista.

Ridley Scott, 1987 con Carole Bouquet

Scott era già un mito vivente nel 1987, artefice del più grande film degli anni ’80, Blade Runner. E quel che vediamo qui è soprattutto un concentrato densissimo di anni ’80 (abiti squadrati auto edifici spigolosi e quant’altro, yuppismo latente ecc.), così tanto da far sorridere oggi, ma c’è anche il tocco audace e propositivo, frammentato e uniforme insieme, del grande regista. Il contrasto metropoli-natura, quell’auto nel deserto che vedremo ancora in Thelma & Louise. Che dire poi della immagine fornita dalla Bouquet, donna in carriera che prende in mano la sua vita, sicura di sè che più non si può.

 

Baz Luhrmann, 2004 con Nicole Kidman

Il più costoso in assoluto, oltre 40 milioni di dollari, è paradossalmente il più brutto mai girato per la marca di profumi dal regista che nel 2004, dopo Moulin Rouge era richiestissimo. Caleidoscopico all’eccesso, con un marcato gusto teatrale, scenograficamente eccezionale, ma nella sostanza cazzata kitsch senza mezzi termini. Pregi e (soprattutto) difetti di un regista condensati in tre minuti.
Jean Pierre Jeunet, 2009 con Audrey Tautou

Uno spot tutto fatto di situazioni che si rincorrono, di intrigo e mistero costante. Il regista di Amelie si auto-celebra con una nuova performance tanto affascinante quanto eccentrica. Audrey Tautou è una donna vera, moderna (si veda come, sebbene sembra trovarsi negli anni ’50, si ritrovi in mano una nuovissima fotocamera digitale!), anni luce dalla diva algida Kidman. E poi, una fotografia che, grazie al fidato Bruno Delbonnel, è godimento ad ogni singolo fotogramma. Bello.

 

Martin Scorsese, 2010 con Gaspar Ulliel

Se non fosse che il risultato è pessimo, questo spot potrebbe rappresentare in modo chiaro e conciso tutto il mondo di Scorsese. C’è la cinefilia imperante, il richiamo al passato ’60/’70, la ribellione del regista come rock star, accompagnato immancabilmente dalla musica dei Rolling Stones, le citazioni marcate (su tutte, Blow Up). La fotografia tutta blu per sottolineare subliminalmente il prodotto (Blue De Chanel). Poteva venir fuori un piccolo capolavoro e invece non sa di niente.

 

Joe Wright, 2011 con Keira Knightley

 

Forse il migliore che sia stato realizzato per Chanel, il commercial di Joe Wright è quello che senza ipocrisie sposa perfettamente l’articolo pubblicizzato. Il giovane regista di Espiazione e Hanna dà ancora prova di grande talento perchè non si sente in dovere di imbastire una storia; quello che conta è mitizzare il prodotto, mostrarlo spesso e senza restrizioni, e dare spazio solo ed unicamente alla donna che lo porta. Seguire intimamente la sua giornata fatta di lusso e spensieratezza. Niente morale, niente pretesa artistica, è solo uno spot. Si noti come sia l’UNICO commercial tra quelli mostrati in cui la donna si mette davvero il profumo, appena sveglia. Niente di più vero. Ma che immagini ci presenta? Bellissime. Wright è come un voyeur, amante ideale delle attrici con cui lavora (una sensazionale Keira Knightley) e soprattutto un feticista del vintage, che è l’ultima tendenza (si prenda un Wes Anderson o si veda il successo della serie Mad Men) e riesce a sfruttarla…fino all’ultima goccia.

 

Stefano Uboldi