A propos de Nice: Jean Vigo

A propos de Nice

(Jean Vigo, Francia 1930, 25 min., B/N, documentario)

Trama

Nizza, nel bene e nel male. Venti minuti dedicati alla città costiera affacciata sul Mediterraneo, con le sue contraddizioni e i suoi estremi. Il mare, le vele, i turisti, i borghesi, il casinò da una parte e dall’altra la povertà, i morti, il degrado. Come unico collante: il carnevale.

Sinfonia urbana?

L’opera prima di Jean Vigo può essere inserita correttamente sotto la comoda etichetta di “sinfonia urbana”, così come altri documentari dell’epoca che hanno come tema la città (basti pensare a Berlino. Sinfonia di una grande città). Ma ciò non renderebbe merito all’autentico gioello realizzato dal venticinquenne regista francese, che riesce a dare un tocco particolare alla pellicola rendendola unica nel suo genere. Certamente si tratta di un documentario urbano, ma qui emerge una città diversa. Sebbene non disdegni di mostrarci sul finale delle ciminiere, simboli del progresso e dell’industria, Vigo rivolge la cineprese verso le persone, i loro sguardi e i loro movimenti; è conscio del fatto che solo gli individui sono la città e non le macchine, i treni e i tram.

Associazioni, metafore e contrasti

L’intera pellicola è costellata di rimandi a un altro senso da disvelare, come se ci lanciasse delle chiavi di volta per interpretare Nizza.

La città francese, infatti, può essere letta sia in maniera borghese sia in chiave popolare. La borghesia in una città marittima, infatti, cosa fa di solito? Passeggia sul lungo mare, prende il sole sulle sdraio, va in barca vela o al casinò. Secondo questa lettura, per il regista francese i borghesi raggiungono velocemente il mondo animale: vedendo una signora tutta “in tiro” intenta a passeggiare, Vigo infatti la associa, con il montaggio, a uno struzzo o, ancora, osservando i cacciatori di tintarelle, affiora nella mente del regista l’immagine dei coccodrilli.

Certo sono dei pensieri soggettivi, ma diventano pubblici e universali non appene ci vengono presentati: cogliamo al volo l’associazione fatta dal regista.

Il corto deve essere anche letto dal popolo. Vigo non dimentica la povera gente che vive nella città vecchia, la fame e la sporcizia, mostrandoci i paradossi di una città turistica come Nizza. Il bianco dei palazzi sulla costa o delle vele delle barche, sono ad esempio lontani anni luce dai panni bianchi lavati dalle signore dei bassi fondi: solo il colore è lo stesso. La vita di questi quartieri sono ritmati dal gioco della morra des enfants des rues, dal mercato e dalla quotidianità come preziosa fonte di vita. I borghesi possono permettersi di annoiarsi, di flaner nelle strade o leggere il giornale, sono come i palazzi: fermi immobili al loro posto.

Vigo non giudica, ci mostra con ironia i paradossi di una città.

Carnevale

Il popolo di Nizza (turisti e non) si riunisce nel carnevale? Sì e no. Il carnevale è Vigo, o meglio, il suo sguardo e quello della macchina da presa: ironico. Il carnevale cos’è se non l’ironia resa festa?

I borghesi pensano che si prenda in giro la quotidianità, il quotidiano pensa che si prenda in giro il borghese. In realtà il carnevale prende in giro tutti e se stesso. Funge da collante superficiale, ossia svolge il ruolo di apparente unione delle parti. Se per entrambe le parti, è il momento della riconciliazione attraverso lo sberleffo dell’altro, per il carnevale non si tratta altro che evidenziare, ancora una volta, la distanza fra le due realtà. Il regista, infatti, ci mostra proprio questo: attraverso il suo occhio ironico, che coincide con quello del carnevale, ci mostra gli “altri” intenti a ridere e scherzare. Le ragazze che ballano sul carro sono l’espressione di questo sentimento, rappresentano il carnevale intento a deridere gli astanti che guardano: gli uomini cercano di vedere meglio, le donne paragonano le gambe delle ballerine a delle ciminiere.

Tecnica cinematografica

Per cogliere l’essenza di Nizza, Vigo e l’operatore Kaufman nascondono la cinepresa in una scatola di cartone anticipando il cinema-verité, riuscendo a cogliere nella massima naturalezza le persone. Ma dall’altro, assistiamo a un’enorme influenza del cinema di Dziga Vertov (fratello, non a caso, dell’operatore Boris Kaufman): le associazioni visive, il montaggio (che dà una cadenza musicale al tutto) e molte inquadrature dei palazzi sono frutto di questa influenza, così come i ralenti (spettacolari quelli del carnevale e del ballo delle ragazze) e la mancanza di didascalie. Imperdibile la musica.

Curiosità

La scena iniziale dell’arrivo dei turisti a Nizza e la conseguente entrata di questi nel casinò è stata ricostruita con dei plastici e delle bambole, perchè Vigo non ebbe l’autorizzazione di filmare all’interno dell’edificio.

Mattia Giannone
  • http://www.blogger.com/profile/11347254217489974262 Stefano

    Analisi coi controcosiddetti. Devi fare lo stesso con l’Atalante

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