Paul Haggis: The Next Three Days

PAUL HAGGIS

The Next Three Days

(Usa 2010, 122 min., col., thriller)

Una sorridente famiglia americana si sveglia al mattino, e, neanche il tempo di finire uova e bacon, si ritrova mezza polizia in casa. Mamma viene arrestata perchè ha ucciso il suo capo, tutte le prove portano a lei. Papà (Russel Crowe) non ci crede, e dopo due anni di carcere e appelli anche l’avvocato getta la spugna. Si presentano due strade: accettare il destino della moglie (che tenta nel frattempo il suicidio) o…farla evadere.

Un thriller serrato e incalzante The Next Three Days di Paul Haggis, regista e soprattutto sceneggiatore, pluripremiato per Crash contatto fisico (che ha anche diretto) e per Million Dollar Baby. Assistiamo a una messa in scena portentosa, con una scansione ritmica ben congegnata, che stavolta fa i conti con una sceneggiatura debole, poco plausibile, carica di eccessi (la sanguinosa “vendetta” sui rapinatori) quanto di elementi superflui (l’amica del parco giochi).

E poi ancora il finale troppo “chiarificatore”: una delle cose migliori del film è il dubbio (non è dato sapere se la donna abbia effettivamente commesso il crimine), che sarebbe, a mio avviso, dovuto persistere fino alla fine. Ciò che conta sarebbe la liberazione della donna, non la verità sul suo conto; la volontà del padre che, potendo rifarsi una vita, sceglie la strada del crimine; l’individuo che spezza i legami con la società pur di riprendersi ciò che ama (anche se nel torto). Invece ci viene fornita una soluzione confortante, priva di sbocchi riflessivi.

Dal canto suo Russel Crowe ci regala una interpretazione pregevole, specie nel suscitare certa empatia rappresentando la trasformazione da innocuo cittadino middle class, da professore (che spiega Don Chisciotte…non a caso), a criminale. Dentro e contro e in fuga da un’America paranoica, rigida, opprimente. Per tutta la durata della pellicola, le sue idee fanno presagire il peggio, sembra fin dall’inizio una impresa senza speranza.

Remake di un film francese, Pour Elle, il film di Haggis non centra appieno l’obiettivo. Se sviluppato meglio, evitando patetismi preconfezionati e un minutaggio spoporzionato, oltre che approfondendo la psicologia a dispetto dell’azione (sembra di assistere a una rapina in banca) sarebbe potuto essere un capolavoro.

Stefano Uboldi