Mister Hula Hoop

Mister Hula Hoop

(The Hudsucker Proxy, Usa 1994, 111 min., commedia)

Scalata, caduta e ripresa finanziara dell’industria Hudsucker. Così si può riassumere questa pellicola poco apprezzata dei fratelli Coen.

New York, 1958. Norville Barnes (Tim Robbins), neolaureato, trova lavoro come addetto alle poste nell’industria Hudsucker il cui fondatore si è appena suicidato. Il Consiglio d’Amministrazione, guidato da Sid Mussburger (Paul Newman), pensando che il pacchetto azionario andrà venduto, decide di far crollare i titoli dell’azienda in borsa per poi poterli riacquistare a prezzi stracciati. Manca solo una cosa, qualcuno che possa svolgere il ruolo di presidente fantoccio in questo periodo di transizione: la scelta cade sul giovane e ingenuo Barnes. Nel frattempo, la giornalista Amy Archer (Jennifer Jason Leigh), che vede nella faccenda qualcosa di losco, si fa ingaggiare come segretaria dal nuovo presidente per scoprire chi sia a muovere in realtà le fila dell’azienda. Il fantoccio Barnes, in realtà, ha ben poco del pupazzo e, lasciato libero, inventa l’Hula Hoop ottenendo un enorme successo finanziario. Come si muoverà il Consiglio d’Amministrazione?

Dopo il successo di Barton Fink, i Coen non riescono a ripetersi, realizzando una commedia superficiale e poco brillante.

Gli attori, se non un grandissimo Paul Newman, non convincono. Fastidiosa l’interpretazione di Tim Robbins così come la sua risata. Voto positivo al caporedattore del giornale (John Mahoney) per cui lavora Amy Archer, il cui tono e modo ricorda molto J. Jonah Jameson il capo del giornale che ingaggia Peter Parker come fotografo nella fortunata serie Spiderman. Non è un caso, infatti, che i film di Spiderman siano stati diretti da Sam Raimi, il quale in Mister Hula Hoop figuri come cosceneggiatore e che J. Jonah Jameson sia interpretato da J.K. Simmons, attore che figura in alcune pellicole dei Coen. Per ribadire l’amicizia che lega Raimi con i Coen, basta questo.

Al di là di queste curiosità, la pellicola anticipa alcuni tratti che compariranno nel successivo Il grande Lebowski: la narrazione “fiabesca” (qui espressa dalla pagina di giornale con l’annuncio di lavoro che vola contro Barnes, l’Hula Hoop che rotola fino al bambino e la morale), il sogno onirico a sfondo erotico e un personaggio esterno che interviene a raddrizzare il corso degli eventi o a portare i personaggi sulla retta via (l’oliatore dell’orologio ricorda lo Straniero ne Il grande Lebowski, ma anche il cieco in Fratello, dove sei?).

Piccolo ruolo a Steve Buscemi, nelle vesti di barista, a John Goodman e a Jon Polito.

Non un film memorabile insomma, ma utile per capire l’intera opera dei fratelli del Minneapolis.

Mattia Giannone