Kill Me Please

 Kill Me Please

(Francia/Belgio 2010, 95 min., B/N, commedia nera)

Il dottor Kruger (Aurélien Recoing) gestisce una clinica che assiste degli aspiranti suicidi. Lo scopo della struttura è accompagnare le persone fino alla fine, senza però spingerli nella scelta e sperando sempre che possano cambiare idea. I pazienti sono molto variegati: un uomo che ha “perso” sua moglie a poker (Bouli Lanners), un regista in crisi (Benoit Pooelvoorde), un maniaco sessuale, un patito del Vietnam, una ex cantante d’opera e così via.

Fin qui sembrerebbe la trama di un nuovo film di Jean-Pierre Jeunet (Delicatessen, La città perduta, Il favoloso mondo di Amélie, L’esplosivo piano di Bazil) e dei suoi personaggi surreali. Purtroppo no.

Il film del belga Olias Barco degenera, nella seconda parte, in una carneficina sensa senso e priva di ogni controllo. Se nella prima metà vi è qualche trovata interessante (l’ultimo desiderio di un uomo di morire avvelenato facendo l’amore, che risveglia l’antico dualismo Eros e Thanatos o il personaggio di Bouli Lanners), nella seconda invece si sfiora il ridicolo e l’inutile nel raccontare i “malumori” (una vera e propria caccia alle streghe) degli abitanti del villaggio vicino alla clinica o gli omicidi fra i pazienti.
Si può apprezzare la scelta del bianco e nero, ormai cosa rara al cinema, ma non come viene sfruttato; banale, infatti, l’inserimento della vicenda in un paesaggio innevato e la nitidezza dell’immagine la si riscontra solo nei titoli di coda.

Dopo che la pellicola ha vinto il Marco Aurelio d’Oro della Giuria per il miglior film al Festival Internazionale del Cinema di Roma 2010, ci si domanda: per mostrarsi al mondo come un festival cinefilo, fatto di buoni film e non solo di tappeti rossi e paillettes, é necessario a tutti i costi premiare un film indipendente che vale molto meno di ciò che è stato detto?

Mattia Giannone