Billy Wilder: Viale Del Tramonto

BILLY WILDER

Viale Del Tramonto

(“Sunset Boulevard”, Usa 1950, 110 min., b/n, drammatico)

Un film può essere vecchio, datato, moderno o recente; però non è detto che un film recente sia necessariamente moderno..così come un’opera datata non dev’essere per forza vecchia. Il tempo consuma una pellicola, e lo spirito contenuta in essa può fare lo stesso, sgretolandosi parimente al cambiamento inevitabile di mode e idee.. o non invecchiare mai.

Così un film che ottiene grande successo in una determinata epoca, perchè riflesso di tale epoca, contributo esso stesso alla “moda” di quell’epoca, risulta 60 anni più tardi scaduto e irrilevante, quindi vecchio.

Sunset Boulevard, girato nel 1950, è un film datato ma incredibilmente moderno.

Uno sceneggiatore (William Holden) si trova in seri guai finanziari senza mai trovare un ingaggio. Una notte, inseguito da emissari che gli vogliono confiscare l’auto, trova rifugio in una villa enorme e spettrale: è la casa di Norma Desmond (Gloria Swanson), grande diva del cinema muto, ora eclissata a causa dell’arrivo del colore e del sonoro. Lo pagherà per scriverle una sceneggiatura in grado di farla tornare sullo schermo…

La ex-diva vive in completo isolamento, credendo di vivere come in un film, ancora idolatrata dal suo pubblico (scomparso come lei); addirittura il suo maggiordomo (Erich Von Stroheim) le invia lettere per farle credere di avere ancora molti fans. Ogni notte proietta a casa propria i suoi film rifiutando di uscire (“Io sono sempre grande, è il cinema che è diventato piccolo!”). Invita a giocare a carte altri attori falliti come lei, vere e proprie mummie. Insomma, una casa di fantasmi (organo da cattedrale in salotto, letto a forma di gondola..)

Lo scrittore (che racconta morto in piscina la storia in terza persona!) la seduce e sfrutta la sua pazzia, fingendo di scriverle una storia e preoccupandosi degli affari propri, mantenuto nel lusso più eccessivo…ma all’ultimo lei si prende la sua vendetta.

La scena finale è incredibile, con la Swanson che scende dalle sue scale come davanti a mille riflettori..della polizia.

Inizia come una commedia “noir”, diventa thriller, poi drammatico. Mai da sbadiglio, il film ci cattura facendoci sprofondare nel delirio della protagonista, facendoci quasi compiacere della sua distruzione, in un attacco senza precedenti al divismo e allo show-business, al sogno di plastica venduto dagli studios di Hollywood.

A tal proposito, ironicamente gli attori sono semplicemente sè stessi: come Stroheim, grande regista del passato, nel film ridotto ad assecondare le manie della diva; e poi lei, Gloria Swanson, vera attrice del muto, interpreta sè stessa in un continuo alternarsi di scatti e smorfie innaturali, mettendosi in mostra ogni minuto del giorno come se fosse davanti ai riflettori, con degli occhi a mio parere terrificanti (“”Non avevamo bisogno di parole, avevamo dei volti!”).

Il film è poi tanto pieno di comicità (i pensieri dello scrittore) quanto di grottesco (la scimmia sepolta in giardino..) ma su tutto trionfa l’assurdità e il mistero della mente umana; in tal senso è un film psicologico, e uno dei primi del genere a Hollywood.

E’ forse il più grande film di un regista leggendario.

Stefano Uboldi