Oliver Stone: Inversione di Marcia

OLIVER STONE

Inversione di Marcia

(U Turn, Usa 1997, 125 min., col., thriller)

Pochi secondi e mi piace già: Sean Penn che sfreccia nel deserto su una Mustang rossa sniffando cocaina tra serpenti, cactus, sole accecante: guasto al motore. Poi, declino.

Film stranamente poco conosciuto di Oliver Stone, nonostante un cast eccellente (ed “appetibile”): Sean Penn, Jennifer Lopez, Nick Nolte (sì è famoso pure lui, guardate su wikipedia), Claire Danes, Joaquin Phoenix (Johnny Cash, presente?), Jon Voight.

Sarà perché non è il massimo. Un giocatore d’azzardo diretto in california per risolvere un debito che gli è costato già due dita; per un guasto è costretto a lasciare la macchina nelle mani di uno strano meccanico/bifolco (forse la figura migliore del film) che lo ricatterà smontandogli la macchina; perde i suoi soldi in una rapina; vaga per una cittadina polverosa; sceriffi alcolizzati, teppisti psicopatici, teenagers idiote; la femme fatale che lo seduce e lo induce ad ammazzare il marito manesco; il marito manesco che lo mette in guardia e lo convince ad uccidere la moglie.

Il destino avverso investe il malcapitato Sean Penn, come al solito nella sua veste migliore: abitino ricercato, menefreghismo alla James Dean, sigaretta sempre accesa, sfiga nel sangue. Già privato di due dita, sarà picchiato, insultato, abbandonato e gettato in un fosso.

Il film ricorda all’inizio i miraggi di “The Doors” e il montaggio allucinato di “Assassini Nati” (Stone è un dichiarato consumatore di droghe), con le costanti del suo cinema, cioè il deserto (luogo magico e ostile, scenario dell’anima), gli indiani (che custodiscono la magia ma sono impotenti e sottomessi) e il Vietnam (il veterano cieco e pazzo/saggio). Ritmo frenetico, ironia e violenza.

La cittadina diventa poco a poco trasposizione terrena dell’inferno, con tanto di gironi e anime dannate. Il nostro eroe così a un certo punto se ne infischia dei soldi e pensa solo a scappare. Ma “la morte è dentro di lui”..e aspetta solo di sfogarsi. A nulla servono le profezie del cieco, che si prende gioco dei progetti “terreni” del protagonista mettendolo in guardia dalle cose “contro natura”.

Poi da thriller diventa dramma classico, con l’uomo che sfida il destino e ne esce sconfitto, tradito dalla donna che ama (vittima come lui, e quindi doppiamente pericolosa) in fuga contro tutto e tutti.

Lontano dagli acclamati (ma noiosi..) film – documentario del regista (quelli sui presidenti Nixon, JFK, Bush, l’intervista a Castro..)ma anche dal superfrenetico pulp “Assassini nati”, è un film mediocre nonostante i personaggi azzeccati e lo stile inconfondibile di un regista che fa della controversia il suo marchio di fabbrica. Un po’ meglio, ovvio, dei suoi ultimi orribili film (World Trade Center, Alexander, “W.”).

“Platoon” e “Nato il 4 Luglio” per me confermati i migliori.

Stefano Uboldi